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336 il filocolo


spiritello tanto gentile e grazioso a vedere, ch’egli si tirò dietro l’anima mia a riguardare ciò che facesse, sentendo forse i miei occhi insofficienti a tanta gioia mirare, e salì per lo chiaro lume negli occhi vostri, e quivi per lungo spazio fece mirabile festa adornandoli di nuova chiarezza. Poi salendo più su questa luce, lasciando nei begli occhi i suoi vestigi, lo vidi salire sopra la vostra corona, sopra la quale, come egli vi fu, insieme co’ raggi parve che nuova fiamma vi s’accendesse, forse qual fu giá quella che fu da Tanaquilla veduta a Tullo piccolo garzone, dormendo: e dintorno a questa saltando di fronda in fronda, come uccelletto che amoroso cantando visita molte foglie, s’andava, e i vostri capelli con diversi atti movendo, e tornando a quelle, tal volta in essi nascondendosi e poi piú lieto ogni volta uscendo fuori; e parevami ch’egli fosse tanto allegro in se medesimo, quanto alcuna cosa mai esser potesse, e gisse cantando, overo con dolci voci queste parole dicendo:

               Io son del terzo ciel cosa gentile,
          sì vago de’ begli occhi di costei,
          che s’io fossi mortal me ne morrei.
               E vo di fronda in fronda a mio diletto,
          intorniando gli aurei crini,
          me di me accendendo:
               e ’n questa mia fiammetta con effetto
          mostro la forza de’ dardi divini,
          andando ogn’uom ferendo
               che lei negli occhi mira, ov’io discendo
          ciaschedun’ora ch’è piacer di lei,
          vera reina delli regni miei.

E, con queste, molte altre ne diceva, andando com’io v’ho detto, quando mi chiamaste; ma non prima la voce moveste, ch’egli subito si tornò ne’ nostri occhi, i quali come matutine stelle scintillano di nuova luce, questo loco lustrando: udito avete da che gioia con nuovo pensiero m’avete alquanto separato». Di questo si maravigliò assai Filocolo e gli altri,