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libro quarto 335


Quistione VII.

Feriva del sole un chiaro raggio passando fra le verdi fronde sopra il detto fonte, il quale la sua luce rifletteva nel bel viso dell’adorna reina, la quale di quel colore era vestita che ’l cielo ne mostra, quando, amendue i figliuoli di Latona a noi nascosi, sol con le sue stelle ne porge luce. E oltre allo splendore del viso, quello tanto lucente faceva, che mirabile lustro a’ dimoranti in quel luogo porgeva fra le fresche ombre: e tal volta il riflesso raggio si distendea infino al luogo dove la laurea corona d’una parte con la candida testa, dall’altra con gli aurei capelli terminava, tra quelli mescolata con non maestrevole avvolgimento: e quando quivi perveniva, nel primo sguardo si saria detto che tra le verdi fronde uscisse una chiara fiammetta d’ardente fuoco, e tanto si dilatasse, quanto i biondi capelli si dimostravano a’ circustanti. Questa mirabile cosa, forse piú tosto o meglio avvedutosene che alcuno degli altri, mirava Galeone intentivamente quasí come d’altro non gli calesse, il quale per opposito a fronte alla reina sedeva in cerchio, dividendoli l’acqua sola: e non movea bocca alla quistione che a lui veniva, perché taciuto avesse la reina giá per alquanto spazio, avendo contentata la savia donna. A cui la reina cosí disse: «O solo disio forse della cosa che tu miri, dinne qual è la cagione che cosí sospeso ti tiene, che, seguendo gli ordini degli altri, non parli, solamente, come noi crediamo, mirando la nostra testa, come se da te mai veduta non fosse stata? Dilloci in prima, e poi, sí come gli altri hanno proposto, tu proponi». A questa voce, Galeone, levato l’animo da’ dolci pensieri, in sé ritornò alquanto riscotendosi, come tal volta colui, che per paura rompe il dolce sonno, suole fare, e cosí disse: «Alta reina, il cui valore impossibile saria a narrare, graziosi pensieri in se stessi teneano la mia mente involta, quando io sí fiso mirava la vostra fronte, che mi parve, allora che il chiaro raggio giunse nella bella acqua, riflettendo nel vostro viso, che dell’acqua uscisse uno