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330 il filocolo

ma, per provare se voi lei amate, dimostra il contrario, e mostrerá forse infino a quel tempo ch’ella fia bene del vostro amore accertata. Con questi pensieri può molto speranza mitigare la vostra doglia: ma il geloso ha l’animo pieno d’infinite sollecitudini, alle quali né speranza né altro diletto può porgere conforto o alleviare la sua pena. Egli sta intento di dare legge a’ vaghi occhi, a’ quali il suo posseditore non la può donare. Egli vuole e s’ingegna di porre legge a’ piedi, e alle mani, e a ogni altro atto della sua donna. Egli vuole essere provvido conoscitore e de’ pensieri della donna e della allegrezza, ogni cosa interpetrando in male di lui, e credendo che ciascuno disideri e ami quello che egli ama. Similmente s’imagina che ogni parola sia doppia e piena d’inganno; e s’egli mai alcuna detrazione commise, questo gli è mortal pensiero, imaginando che per simile modo esso debba essere ingannato. Egli vuoi chiudere con avvisi le vie dell’aere e della terra, e, brievemente, ne’ suoi pensieri gli nocciono il cielo e la terra, gli uccelli e gli animali, e qualunque altra creatura: e di questo levarlo non ha luogo esperienza, però che se la fa, e se egli trova che lealmente la donna si porti, egli pensa che avveduta si sia di ciò ch’egli ha fatto, e però guardata se n’è. S’egli trova quello che cerca, e che trovare non vorria, chi è piú doloroso di lui? Se forse stimate che ’l tenerla in braccio gli sia tanto diletto che queste cose debba mitigare, il parere vostro è falso, però che quello tenere gli porge noia, pensando che altri cosí l’abbia tenuta come egli. E se la donna forse amorevolmente l’accoglie, credesi che per torlo da tal pensiero il faccia, e non per buono amore ch’ella gli porti. Se a malinconica la trova, pensa che altri ami e di lui non si contenti: e infiniti altri stimoli potremmo de’ gelosi narrare. Dunque che diremo della costui vita, se non ch’ella sia la piú dolente che alcun vivente possa avere? Egli vive credendo e non credendo, e la donna stimolando: e le piú volte suole avvenire che di quella malattia di che i gelosi vivono paurosi, elli ne muoiono, e non senza ragione, però che con le loro riprensioni molte fiate mostrano a’ loro danni