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libro quarto 325

con quella pazientemente s.’accosta; né gli è tolto il potere a grandi onori pervenire, se virtuosamente vive sí come giá dicemmo: e però se Tebano si levò questo stimolo da dosso, non fu liberale, ma savio. In tanto fu grazioso a Tarolfo, in quanto piti tosto a lui che ad un altro gli piacque donarlo, potendolo a molti altri donare. Fu adunque piti liberale il cavaliere, che il suo onore concedeva, che ciascuno degli altri. E pensate una cosa: che l’onore che colui donava è irrecuperabile, la qual cosa non avviene di molte altre, sí come di battaglie, di prove e d’altre cose, le quali se una volta si perdono, un’altra si riacquistano, ed è possibile. Questo basti sopra la vostra dimanda aver detto.

Quistione V.

Poi che la reina tacque, e Mendedon fu rimaso contento, un valoroso giovane chiamato Clonico, il quale appresso Menedon sedeva, cosí incominciò a parlare: «Bellissima reina, tanto è stata bella e lunga la novella di questo nobile giovane, che io, acciò che gli altri nel brieve tempo ad agio possano dire, quanto potrò, lo mio intendimento brievemente vi narrerò: e dico che, con ciò fosse cosa che io ancora molto giovane conoscessi la vita de’ soggetti del nostro signore Amore piena di molte sollecitudini e d’angosciosi stimoli con poco diletto, lungamente a mio potere la fuggii, schernendo piú tosto coloro che la seguivano, che commendandoli, e, ben che io molte volte giá fossi tentato, con forte animo resistetti, cessando i tesi lacciuoli! Ma però che io a quella forza, alla quale Febo non poté resistere, non ero forte a contrastare, avendosi Cupido pur posto in core di recarmi nel numero de’ suoi sudditi, fui preso, né quasi m’accorsí come, però che, un giorno, giá per lo rinnovellato tempo lieto andando io su per li salati liti, conche marine con diletto prendendo, avvenne che voltando gli occhi verso le nitide onde, per quelle vidi subito venire una barchetta, nella quale quattro giovani con un solo