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libro quarto 323

congiugnimenti è usanza di giurare d’essere sempre contento l’uomo della donna, e la donna dell’uomo, né di mai l’uno l’altro per altra cambiare; dunque la donna non poté giurare, e se giurò, come giá detto averno, per non dovuta cosa giurò, e contraria al primo giuramento, e non deve valere, e non valendo, oltre al suo piacere non si dovea commettere a Tarolfo, e se vi si commise, fu egli del suo onore liberale, e non Tarolfo, come voi tenete. Né del sacramento poté liberale essere rimettendolo, con ciò sia cosa che il sacramento niente fosse: adunque solamente rimase liberale Tarolfo del suo libidinoso disio. La qual cosa di proprio dovere si conviene a ciascuno fare, però che tutti per ogni ragione siamo tenuti d’abbandonare i vizi e di seguire le virtú. E chi fa quello a che egli è di ragione tenuto, sí come voi diceste, in niuna cosa è liberale, ma quello che oltre a ciò si fa di bene, quello è da chiamare liberalitá dirittamente. Ma però che voi forse nella vostra mente tacito ragionate che onore può essere quello della casta donna al marito che tanto debba esser caro, noi prolungheremo alquanto il nostro parlare, mostrandolvi, acciò che piú chiaramente veggiate che Tarolfo e Tebano, di cui appresso intendiamo di parlare, niuna liberalitá facessero a rispetto del cavaliere. Da sapere è che castitá insieme con l’altre virtú niun altro premio rendono a’ posseditori d’esse se non onore, il quale onore, tra gli uomini virtuosi, li meno virtuosi fa piú eccellenti. Questo onore, se con umiltá gli uomini il sostengono, gli fa amici di Dio, e per conseguente felicemente vivere e morire, e poi possedere gli eterni beni. Il quale se la donna al suo marito serva, egli vive lieto e certo della sua prole, e con aperto viso usa infra la gente, contento di vedere lei per tale virtú dalle piú alte donne onorata, e nell’animo gli è manifesto segnale costei essere buona, e temere Iddio, e amare lui, ché non poco gli dee piacere, sentendo che per eterna compagnia indivisibile, fuor che da morte, gli è donata. Egli per questa grazia ne’ mondani beni e ne’ spirituali si vede continuo multiplicare. E cosí, per contrario, colui la cui donna di tale virtu ha difetto,