Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/319


libro quarto 315

cuita la terra, pervenne al luogo, il quale gli piacque d’eleggere per lo giardino, allato ad un fiume. Quivi stese verso le stelle tre volte le braccia, rivoltandosi ad esse, e tante i bianchi capelli nella corrente acqua bagnò, dimandando altretante volte con altissima voce il loro aiuto; e poi poste le ginocchia sopra la dura terra, cominciò cosí a dire: «O notte, fidatissima segreta dell’alte cose, e voi o stelle, le quali al risplendente giorno con la luna insieme succedete, e tu, o somma Ecate, la quale aiutatrice vieni alle cose incominciate da noi, e tu, o santa Cerere, rinnovatrice dell’ampia faccia della terra, e voi qualunque versi, o arti, o erbe, e tu qualunque terra producente virtuose piante, e voi aure, venti, monti, fiumi e laghi, e ciascuno iddio de’ boschi e della segreta notte, per li cui aiuti io giá rivolsi li correnti fiumi faccendogli tornare nelle loro fonti, e giá feci le correnti cose star ferme, e le ferme divenire correnti, e che giá deste ai miei versi potenza di asciugare i mari e di cercare senza dubbio i loro fondi, e di rischiarare il nuvoloso tempo, e il chiaro cielo riempere a mia posta d’oscuri nuvoli, faccendo i venti cessare e venire come mi piaceva, e con quelli rompendo le dure mascelle degli spaventevoli dragoni, faccendo ancora muovere le stanti selve e tremare gli eccelsi monti, e ne’ morti corpi tornare dalle paludi stigie le loro ombre e vivi uscire da’ sepolcri, e tal volta trar te, o luna, alla tua ritonditá, alla quale per adietro i sonanti bacini ti soleano aiutare a venire, faccendo ancora tal volta la chiara faccia del sole impalidire: siate presenti, e ’l vostro aiuto mi porgete. Io ho al presente mestieri di sughi d’erbe, per li quali l’arida terra, prima dall’autunno, e poi dal freddissimo verno, de’ suoi fiori, frutti ed erbe spogliata, faccia in parte ritornare fiorita, mostrando, avanti il dovuto termine, primavera. E questo detto, molte altre cose tacitamente aggiunse a’ suoi prieghi. Poi tacendo, le stelle non diedero luce invano, ma piú veloce che volo di ciascuno uccello un carro da due dragoni tirato gli venne avanti, sopra il quale egli montò, e, recatesi le redini de’ posti freni a’ due dragoni in mano, suso in aere si tirò. E, pigliando per l’alte regioni il cammino,