recasse ad effetto?». Tarolfo rimirava costui nel viso dicendo queste parole, e in sé dubitava non questi si facesse beffe di lui, parendogli incredibile che, se costui non fosse stato Dio, egli avesse potuto avere virtú. Non per tanto egli rispose cosí: «Io signoreggio ne’ miei paesi piú castella, e con esse molti tesori, i quali tutti per mezzo partirei con chi tal piacere mi facesse». «Certo» disse Tebano, «se questo facessi, a me non bisognerebbe d’andare piú cogliendo l’erbe.» «Fermamente» disse Tarolfo: «se tu se’ quelli che in ciò mi prometti di dar vero effetto, e dallomi, mai non ti bisognerá piú affannare per divenire ricco; ma come e quando mi potrai tu questo fornire?» Disse Tebano: «Il quando fia a tua posta, del come non ti travagliare. Io me ne verrò teco fidandomi nella tua parola della promessa che mi fai, e quando lá dove ti piacerá saremo, comanderai quello che vorrai, e io fornirò tutto senza fallo». Fu di questo accidente tanto contento in se medesimo Tarolfo, che poco piú letizia avrebbe avuta se nelle sue braccia la sua donna allora tenuta avesse, e disse: «Amico, a me si fa tardi che quel che m’imprometti si fornisca, però senza indugio partiamo, e andiamo lá dove questo si dee fornire». Tebano, gittate via l’erbe, e presi i suoi libri e altre cose al suo mestiere necessarie, con Tarolfo si mise al cammino, e in brieve tempo pervennero alla disiderata cittá, assai vicini al mese del quale era stato dimandato il giardino. Quivi tacitamente e occulti infine al termine disiderato si riposarono; ma entrato giá il mese, Tarolfo comandò che ’l giardino s’apprestasse, acciò che donare lo potesse alla sua donna. Come Tebano ebbe il comandamento, egli aspettò la notte, e, venuta, vide i corni della luna tornati in compiuta ritonditá, e videla sopra l’usate terre tutta risplendere. Allora egli uscí della cittá, lasciati i vestimenti, scalzo, e co’ capelli sparti sopra li nudi omeri, tutto solo. I vaghi gradi della notte passavano, gli uccelli, le fiere e gli uomini riposavano senza alcuno mormorio, e sopra li arbori le non cadute fronde stavano senza alcuno movimento, e l’umido aere in pace si riposava: solamente le stelle luceano, quando egli, piú volte cir-