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310 il filocolo

senno, niuna cosa gli rimarrá: ma se al forte o al cortese il loro poco senno leverá, egli li aumentera nelle loro virtú, e cosí costoro varranno piú che il savio innamorato. Appresso, amore ha questa proprietá, che egli è cosa che non si può lungamente celare, e nel suo palesarsi suole spesso recare gravosi pericoli: a’ quali che rimedio dará il savio che avrá giá il senno perduto? Niuno ne dará! Ma il forte con la sua forza sé e altrui potrá in un pericolo atare; il cortese per sua cortesia avrá l’animo di molti preso con cara benevolenza, per la quale aiutato e riguardato potrá essere, egli e altri per amore di lui. Vedete omai come il vostro giudizio è da servare.»

Fu a costei cosí dalla reina risposto: «Se cotesto che tu dí fosse, chi sarebbe savio? Niuno! Ma giá colui che tu proponi savio, e innamorato di te sarebbe pazzo, è da non prendere: gl’iddii cessino che ciò che tu parli avvenisse. Ma noi non negheremo che i savi non conoscano il male, e pure lo fanno; ma diremo che essi per quello non perdono il senno, con ciò sia cosa che, qualora essi vorranno, con la ragione che elli hanno, la volontá raffrenare, elli nell’usato senno si ridurranno, guidando i loro movimenti con debito e diritto stile. E in questa maniera o sempre o lungamente fieno li loro amori celati, e cosí senza alcuna dubbiosa sollecitudine quello che d’uno poco savio, non tanto sia forte o cortese, non avverrá: e se forse avviene che pure tale amore si palesi, con cento avvedimenti o riturerá il savio gli occhi e gl’intendimenti de’ parlanti, o provederá al salvamento dell’onore della donna amata e al suo. E se mestieri fia alla salute, l’aiuto del savio non può fallire. Quello del forte vien meno con l’aiutante, e gli amici per liberalitá acquistati sogliono nelle avversitá divenire nulla. E chi sará quella di cosí poca discrezione che a tal partito si rechi, che sí manifesto aiuto le bisogni? O che se ’l suo amore si scopre, dimandi fama d’avere amato un uomo forte overo liberale? Niuna credo ne fosse. Ammisi adunque piú tosto il savio, sperando lui dovere essere in ciascun caso piú utile che alcuno degli altri».