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libro quarto 301

questione quale d’essi due piacesse piú a lei, che le piacesse di concedere loro questa grazia, acciò che maggiore scandolo tra loro non nascesse, che alla figliuola comandasse che con parole o con atti loro dimostrasse qual di loro da lei fosse piú amato. La pregata donna ridendo rispose che volentieri; e, chiamata la figliuola a sé, le disse: «Bella figliuola, ciascuno di questi duo piú che sé t’ama, e in quistione sono quale da te sia piú amato, e cercano, di grazia, che tu o con segni o con parole ne li faccia certi; e però, acciò che d’amore, da cui pace e bene sempre deve nascere, non nasca il contrario, falli di ciò contenti, e con sembiante cortese mostra verso quale piú lo tuo animo si piega». Disse la giovane: «Ciò mi piace». E rimiratili e guardati amendue alquanto, vide che l’uno aveva in testa una bella ghirlanda di fresche erbette e di fiori, e l’altro senza alcuna ghirlanda dimorava. Allora la giovane, che similmente in capo una ghirlanda di verdi fronde aveva, primieramente levò quella di capo a sé, e a colui che senza ghirlanda le stava davanti, la mise in capo; e, appresso, quella che l’altro giovane in capo aveva ella prese e a sé la pose, e, loro lasciati stare, si tornò alla festa, dicendo che il comandamento della madre e il piacere di loro aveva fatto. I giovani rimasi cosí, nel primo quistionare ritornarono, ciascuno dicendo che piú da lei era amato; e quegli la cui ghirlanda la giovane prese e posesela sopra la sua testa, diceva: «Fermamente ella ama piú me, però che a niuno altro fine ha la mia ghirlanda presa, se non perché le mie cose le piacciono, e per avere cagione d’essermi tenuta; ma a te ha la sua donata quasi in luogo d’ultimo congedo, non volendo, come villana, che l’amore, che tu l’hai portato, sia senza alcun merito: ma quella ghirlanda donandoti, ultimamente t’ha meritato». L’altro dicendo il contrario, cosí rispondeva: «Veramente la giovane le tue cose ama piú che te, e ciò si può vedere che ella ne prese; ma ella ama piú me che le mie cose, in quanto ella delle sue mi donò: e non è segno d’ultimo merito il donare, sí come tu dí, ma è principio d’amistá e d’amore. E fa il dono colui che il riceve soggetto al donatore: