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libro quarto 299

di tutti costoro, cosí disse: «Da poi che io ne’ miei piú giovani anni cominciai ad avere conoscimento, giuro per quelli iddii che io adoro, che non mi torna nella memoria di avere veduta o udita nominare donna di tanto valore, quanto questa Fiammetta, nella cui presenza Amore di sé tutti infiammati ci tiene, e da cui noi questo giorno siamo stati onorati in maniera di mai non doverlo dimenticare. E però che ella, sí come io senza fallo conosco, è d’ogni grazia piena e di bellezza, e di costumi ornatissima e di leggiadra eloquenza dotata, io nostra reina la eleggo: e molto meglio, per la sua magnificenza, la imperiale corona le si converrebbe! A costei di reale stirpe ancora discesa, e a cui l’occulte vie d’amore sono tutte aperte, sará lieve cosa nelle nostre quistioni contentarci». E appresso a questo, davanti alla valorosa donna umilmente si inginocchiò, dicendo: «Gentile donna, ornate la vostra testa di questa corona, la quale non meno che d’oro è da tener cara da coloro che degni sono, per le loro opere, di tale coprirsi la testa. Alquanto il candido viso della bella donna si dipinse di nuova rossezza, dicendo: «Certo non debitamente avete di reina provveduto all’amoroso popolo, che di sofficientissimo re aveva bisogno, però che di tutti voi, che qui dimorate, la piú semplice e di meno virtú sono, né alcuno di voi è a cui meglio che a me investita non fosse simile corona. Ma poi che a voi piace, né alla vostra elezione posso opporre, acciò che io alla fatta promessa non sia contraria, la prenderò, e spero che dagl’iddii e da essa l’ardire dovuto a tanto uficio prenderò: e con l’aiuto di colui a cui queste fronde furono giá care, a tutti risponderò secondo il mio poco sapere. Nondimeno io divotamente il priego che egli nel mio petto entri, e muova la mia voce con quel suono, col quale egli giá l’ardito uomo vinto fece meritare d’uscire della guaina de’ suoi membri. Io, per via di festa, lievi risposte vi donerò, senza cercare la profonditá delle proposte questioni, la quale andare cercando piú tosto affanno che diletto recherebbe alle nostre menti». E questo detto, con le dilicate mani prese l’offerta ghirlanda, e la sua testa ne coronò, e comandò che,