abbondevolmente uscí allagando il piano: onde costretti furono a ritirarsi sopra ’l cerruto colle, forse di maggiore pericolo dubitando. E quivi tirandosi, di lontano videro tra gli spogliati rami antichissime mura, alle quali, forse imaginando che abitazione fosse, s’accostarono, ed entrarono in quelle, né piú tosto vi furono, che il luogo essere stato tempio degli antichi iddii conobbero. Quivi piacque a Filocolo di fare sacrificii a’ non conosciuti e strani iddii, poi che i fati nel tempio recati li avevano: e fatte levare l’erbe e le fronde e i pruni cresciuti per lungo abuso sopra il vecchio altare, e similemente le figure degl’iddii con pietosa mano ripulire e adornare di nuovi ornamenti, dimandò che un toro gli fosse menato. E vestito di vestimenti convenevoli a tale uficio, fece sopra l’umido altare accendere odorosi fuochi; e con le proprie mani uccise il toro, e le interiora di quello per sacrificio nell’acceso fuoco divotamente offerse; e poi inginocchiato dinanzi all’altare, con divoto animo incominciò queste parole: «O iddii, se in questo luogo diserto ne abita alcuno, ascoltate i prieghi miei, e non ischifi la vostra deitá il modo del mio sacrificare, il quale non forse con quella solennitá che altre volte ricevere solavate, è stato fatto; ma, riguardando alla mia puritá e alla buona fede, il ricevete, e a’ miei prieghi porgete le sante orecchie. Io giovane d’anni e di senno, oltre al dovere innamorato, pellegrinando cerco d’adempiere il mio disio, al quale senza il vostro aiuto conosco impossibile di pervenire, onde meriti la divozione avuta nel vecchio tempio, e l’adornato altare, e gli accesi fuochi con gli offerti doni, ch’io da voi consiglio riceva del mio futuro cammino, e, con quello, aiuto alla mia fatica». Egli non aveva ancora la sua orazione finita, ch’egli senti un mormorio grandissimo per lo tempio, soave come pietre mosse da corrente rivo, il quale dopo picciolo spazio si risolse in soave voce, né vide onde venisse, e cosí disse: «Non è per lo insalvatichito luogo mancata la deitá di noi padre di Citerea abitatore di questo tempio, cui tu divotamente servi, e dal quale costretti siamo di darti risponso; e perciò che con divoto fuoco hai li nostri altari