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libro terzo 273

vuoi, per cercare quello che tu non hai, lasciare quello che possiedi, né forse avrai giá mai? Tu vuoi cercare Biancofiore, la quale non sai ove si sia: e se pure avvenisse che la trovassi, chi credi tu che sia colui che a te forestiere e strano la rendesse? Non credi tu che le belle cose piacciano altrui come a te? Chiunque l’avrá, la terrá forse non meno cara che faresti tu. Lasciala andare, e diventa pietoso a istanza de’ miei prieghi. E se non vuoi avere di noi pietá, increscati di te medesimo e de’ tuoi compagni, e non volere in questo tempo abbandonarti alle marine onde, le quali niuna fede servano, avvegna che esse con li loro bianchi rompimenti mostrano le tempeste ch’elle nascondono, e i venti similmente senza alcuno ordine trascorrono, ora l’uno ora l’altro, e fanno strani e pericolosi ravvolgimenti di loro in mare, e sogliono in questi tempi con tanta furia assalire i legni opposti alle loro vie, che essi rapiscono loro le vele e gli alberi con dannoso rompimento, e talora loro percuotono a’ duri scogli, o li tuffano sotto le pericolose onde. Témperati e rimanti di questa andata al presente: la qual cosa se tu non farai, piú tosto delle dure pietre e delle salvatiche querce sarai da dire figliuolo, che di noi. E se a te e a’ tuoi compagni, i quali paurosi ti seguitano conoscendo questi pericoli, farai questo servigio di rimanere, io m’auserò di sostenere la futura noia, pensando continuamente che da me ti debbi partire, né mi sará poi la tua andata sí noiosa come al presente sará, se subitamente m’abbandoni». A cui Florio rispose: «Cara madre, per niente prieghi, e dell’audacia che di pregarmi hai mi maraviglio. Fermamente, se io giá col capo in quelli pericoli che tu m’annunzi mi vedessi, io piú tosto consentirei d’andare giuso e di morire in quelli, che di tornare suso per dovere con voi rimanere, però che sí fattamente avete l’anima mia offesa, che mai da me perdonato non vi sará, infino a tanto che io colei cui tolta m’avete, non riavrò. E però voi rimarrete, e io co’ miei compagni, come la rosseggiante aurora mostrerá domattina le sue vermiglie guance, ci partiremo sopra la nostra nave, la quale forse ancora qui carica tornerá del mio disio».