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272 | il filocolo |
catanti, che Biancofiore ne portarono, mi dissero di dovere andare. La quale se mai avviene che tu ritrovi, e che il tuo disio di lei s’adempia, o caro figliuolo, senza rimanere in niuna parte ti priego che tosto a me ritorni, però che mai lieto non sarò se te non riveggo. E se prima che tu torni si dividerá l’anima mia dal vecchio corpo, dolente se n’andrá agl’infernali fiumi: la qual cosa gl’iddii priego che non consentano».
Fece allora Florio prendere i molti tesori e fare l’apprestamento grande per montare sopra una nave, posta nel corrente Adice, vicino alle sue case. La qual cosa vedendo la reina uscí della sua camera, e bagnata tutta di lagrime venne a Florio nella sala dove con li compagni dimorava, e disse: «O caro figliuolo, che è quello ch’io veggio? Hai tu proposto d’abbandonarci cosí tosto? Ove ne vuoi tu ire? Che vuoi andare cercando? Oimè, come cosí subitamente ti parti da me? Non pensi tu quanto tempo egli è passato che io non ti vidi, se non ora? E con tanta tristizia t’ho veduto, che se veduto non t’avessi, mi sarebbe piú caro! Deh, per amor di me, non ti partire al presente. Non vedi tu le stelle Pliadi, le quali pure ora cominciano a signoreggiare? Aspetta il dolce tempo nel quale Aldebaran col gran pianeta insieme surge sopra l’orizzonte: allora Zefiro levandosi fresco aiuterá il tuo cammino, e il mare, lasciato il suo orgoglio, pacifico si lascerá navigare. Deh, non vedi tu tempo ch’egli è? Tu puoi vedere ad ora ad ora il cielo chiudersi con oscuro nuvolato, e, levandoci la vista de’ luminosi raggi di Febo, di mezzogiorno ne minaccia notte: e poi di quello puoi udire sol versi terribilissimi tuoni e spaventevoli corruscazioni e infinite acque. E tu ora vuoi i non conosciuti regni cercare, ne’ quali se tu fossi, non saria tempo di partirsene per tornare qui? Deh, or non ti muove a rimanere la pietá del tuo vecchio padre, il quale tu vedi che del dolore che sente di questa partita si consuma tutto? Non ti muove la pietá di me, tua misera madre, la quale ho de’ miei occhi per te fatte due fontane d’amare lagrime? Oimè, caro figliuolo, rimani. Ove vuoi tu ire? Tu