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libro terzo | 253 |
giovane, il quale avere non si può oramai». Quando Biancofiore ebbe per lungo spazio ascoltato ciò che Sisife le parlava, alzò la testa e disse: «Oimè, quanto mal conoscete le leggi d’amore! Certo elle non sono cosí dissolubili come voi nel parlare le mostrate. Chi è colui che possa sciogliersi e legarsi a sua volonta in sí fatto atto? Certo colui che ’l fa, o che far lo può, non ama, ma impone a se medesimo falso nome d’amante: però che chi bene ama, non può mai obliare. E come per alcun altro potrò io dimenticare il mio Florio, il quale di bellezza, di virtú e di gentilezza ciascuno altro giovane avanza? E quando alcuna di queste cose in sé non avesse, n’è in lui una sola, per la quale mai per alcun altro cambiare nol dovrei: che esso ama me sopra tutte le cose del mondo». «Fermamente conosco» disse Sisife, «che tu ami, e che le tue lagrime da giusta pietá procedono; ma piacciati confortarti, ché impossibile mi pare che sí leale amore gl’iddii rechino ad altro fine, che a quello che tu ed esso disiderate.»
Poi che i mercatanti furono alcuni giorni riposati, e il tempo parve al loro cammino salutevole, risaliti con Biancofiore sopra l’usato legno, a’ venti renderono le vele, e con tranquillo mare infino all’isola di Rodi se n’andarono. Quivi il tempo mostrando di turbarsi, scesero in terra, e con Bellisano, nobilissimo uomo del luogo, per piú giorni dimorarono. E Biancofiore, dalle paesane ricevuta non come serva, ma come nobilissima donna, da tutte fu onorata, e, mentre quivi dimorarono, da tutte confortata fu, dandole speranza di futuro bene. Ma ritornato la terza volta il tempo da’ padroni dimandato, in su la nave risalirono. E giá la nuova luna cornuta di sé gran parte mostrava, quando essi allegri pervennero a’ dimandati porti, ove il cammino e la fatica insieme finirono.
Quivi pervenuti, a’ venti tolsero le vele e dierono gli acuti ferri a’ tegnenti scogli, e con fido legame fermarono la loro nave. E da quella con grandissima festa discesi, ringraziando i loro iddii, cercarono la cittá, e in quella con la bella giovane entrati, da Dario alessandrino furono graziosamente non senza grandissimo onore ricevuti, e massimamente Biancofiore.