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libro terzo 251

presenti avversitá e nelle future con eguale animo ti conforta. Tu hai, co’ tuoi prieghi, mosse a pietá le nostre menti, e spera che tu sarai da Florio ricercata: in quella parte nella quale piú ti parra impossibile di doverlo potere avere o vedere, tel troverai nelle tue braccia ignudo». E, queste cose dette, sparvero, e Biancofiore si svegliò: e lungamente pensando alle vedute cose, molto conforto riprese, e con lieto viso a Glorizia queste cose tutte raccontò, di che insieme prendendo buona speranza dí futura salute, fecero maravigliosa festa.

Nettunno teneva i suoi regni in pace, ed Eolo prosperosamente pingeva l’ausonica nave a’ disiati liti, sí che, avanti che Febea, nel loro partimento cornuta, avesse i suoi corni rifatti eguali, essi pervennero all’isola che preme l’orgogliosa testa di Tifeo. E quivi, di rinfrescarsi bisognosi, la ove Anchise la lunga etá finí, presero porto, e, onorevolmente ricevuti in casa d’una nobilissima donna chiamata Sisife, a’ mercantanti di stretto parentado ’congiunta, piú giorni quivi si riposarono. Con la quale Sisife dimorando Biancofiore, e nella mente tornandole alcuna volta Florio e la dolente vita, la quale egli doveva sentire poi che saputo avesse la partita di lei, pietosamente piangeva, e con tutto che la sua speranza fosse buona e ferma, non cessava però di dubitare, né per quella poteva in niuno modo porre freno alle sue lagrime. La qual cosa Sisife vedendo un giorno cosí le disse: «Dimmi Biancofiore, se gl’iddii ogni tuo disio adempiano, qual è la cagione del tuo pianto? Io ti priego, s’egli è lecito che io la sappia, che non la mi celi, però che la grandissima pietá, che di te sento nel core, mi muove a questo voler sapere: la qual cosa, se tu mi dirai, tale potra essere che conforto o utile consiglio vi ti porgerò». A cui Biancofiore disse: «Nobile donna, niuna cosa vi celerei che dimandata mi fosse da voi, solo ch’io la sapessi: e però di ciò che dimandato m’avete, volontieri la vostra volontá sodisfarò, avvegna che invano consiglio o conforto mi porgerete. Io, dal mio nascimento sfortunata, non saprei da qual capo incominciare a narrarvi i miei infortunii, tanti sono e tali. Ma posto che sieno stati e sieno al presente molti, solamente