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libro terzo | 247 |
disiderata parte da costoro. Apri la via agli orientali e agli austri, acciò che negli abbandonati porti un’altra volta sieno gittate le tegnenti ancore, e quivi forse da Florio, che giá la mia partita dee aver sentita, sarò dimandata con maggiore quantitá di tesori a costoro. Niuna altra speranza m’è rimasa. In niuna altra maniera mai rivedere non credo colui che è sommò mio bene. Oimè, i miei prieghi non sono uditi! E chi ascoltò mai priego di misero? Io mi allungo ciascun’ora piú da te, o Florio, in cui l’anima mia rimane. E però rimanti con la grazia degl’iddii, li quali io priego che da sí fatta doglia com’io sento, ti levino. Pensa d’un’altra Biancofiore, e me abbi per perduta: li fati e gl’iddii mi ti tolgono. Io non credo mai piú rivederti, però che veggendomiti ciascun’ora piú fare lontana, disperata mi dispongo alla morte, la quale gl’iddii non lascino impunita in coloro che colpa me n’hanno». E piangendo, con travolti occhi e con le pugna chiuse, palida come busso, risupina cadde in grembo a Glorizia, che con lei miseramente piangeva.
I due mercatanti vedendo questo, dolenti oltra misura, lasciando ogni altro affare, corsero in quella parte, e di grembo a Glorizia la levarono, e lei non come comperata serva, ma come cara sorella si recarono nelle braccia, e con preziose acque rivocarono gli spaventati spiriti a’ loro luoghi, e cosí cominciarono a parlare a Biancofiore: «O bellissima giovane, perché ti sconforti? Perché piangendo e con ismisurato dolore vuoi te e noi insieme consumare? Deh, qual cagione ti conduce a questo? Piangi tu l’avere abbandonato il vecchio re, il quale, pieno d’iniquitá e di mal talento, piú la tua morte che la tua vita disiderava? Tu di questo ti dovresti rallegrare. E forse ti pare che la fortuna miseramente ti tratti, però che tu a noi costi la maggior parte dei nostri tesori, parendoti avere preso nome di comperata serva, sotto la qual voce non pare che lieta vita si debba poter menare: ma certo da tale pensiero ti puoi levare, però che noi non guarderemo mai a’ donati tesori per te, ma, conoscendo la tua magnificenza, in ogni atto come donna t’onoreremo. E se forse ti