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libro primo 21

quella parte donde i nemici, secondo il falso detto, dovevano il reame avere assalito.

Veggendo questo, il re non poté dentro per forza d’animo ritenere le lagrime, ma, forte piangendo, cominciò a dire: Ora manifestamente possiamo noi ben vedere l’ira degl’iddii quanto contra noi s’adopra, e quanto i fortunosi fati ci sono incontro rivolti! Oimè, che Marte lagrimando, non de’ preteriti danni ma de’ futuri mostra d’aver compassione! Egli e gli altri iddii rifiutano i nostri sacrificii, come fatti da non degni sacrificatori: e ciò apertamente si vede, ché giá il toro ferito per mitigar la loro ira, è fuggito dinanzi da’ loro altari dalle nostre mani, e va dell’innocente sangue bagnando il nostro terreno, mostrandone manifesti segni della nostra fuga, la quale infino agli ultimi termini della nostra potenza mostra che si debba con crudele uccisione distendere. Ma, o sommi iddii, se i miseri meritano d’essere da voi in alcuno atto esauditi, non ischifate le mie piangenti voci, perciò che, sí come voi sapete, io non sono quel Dionisio, il quale piú volte i vostri templi e le vostre imagini privò di corone e d’altri adornamenti degni a’ vostri altari. Io giammai, o Giove, non ti spogliai sí come costui fece, dicendo che la risplendente roba fosse di state grave e di verno fredda, rivestendoti di comuni drappi, utili all’uno tempo e all’altro. Né a te, o figliuolo d’Apollo, feci mai con tagliente ferro levare l’aurata barba sí come il sopraddetto fece, affermando quella mal convenirsi a figliuolo, il cui padre si vede ancor senza essa. Né a te, o santa Giunone, scopersi il santo tempio, sí come Quinto Fulvio fece, per ricoprirne alcun altro: per le quali cose, sí come sacrilego, io e ’l mio popolo meritiamo giusta distruzione, ma sempre voi e’ vostri templi furono da noi onorati. Dunque non consentite che la nostra potenza, da voi a’ nostri antecessori benignamente conceduta, crudelmente e senza cagione si distrugga da quel popolo, il quale con nuove armi alla nostra forza s’ingegna di contrastare. E se pur ci è alcuna cagione per la quale la vostra ira giustamente contro a noi si mova, la quale o io o ’l mio popolo abbia commessa contro