Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
libro terzo | 239 |
se ciò fosse vero, giá il duca e Ascalione me l’avrebbero fatto sentire. Ma io credo fermamente che la puttana l’abbia con virtuose erbe, o con parole, o con alcuna magica arte costretto, però che mai non si udí che femina con tanto amore durasse in memoria d’uomo, quanto costei è durata in lui. Ma certo a mio potere l’erbe e le incantagioni le varranno altresí poco: come a Medea valessono!».
Poi che il re ebbe narrate queste cose, si tacque. La reina, dopo alcuno sospiro, cosí disse: «Oimè, ha egli ancora nella memoria Biancofiore? Certo, se questo è, negare non possiamo che in contrario non ci si volga la prosperevole fortuna passata. Io imaginava che egli piú non se ne ricordasse; ma poi che ancora gli è a mente, soccorriamo con pronto argomento». «Niun rimedio è sí presto come ucciderla» disse il re; «e acciò che infallibile sia il colpo, io la ucciderò con la propria mano». A cui la reina disse: «Cessino questo gl’iddii, che un re si possa dire che colpevole nella morte d’una semplice giovane sia, e che le mani vostre di sí vile sangue siano contaminate. Se noi la sua morte disideriamo, noi abbiamo mille servi presti a maggiori cose, non che a questa; ma noi, senza esser nocenti contra l’innocente sangue di lei, possiamo in buona maniera riparare: e ciò v’aveva giá piú volte voluto dire, ma ora, venuto il caso, vel dirò. Io intesi, pochi dí sono passati, che venuta era ne’ nostri porti, lá dove il Po le sue dolci acque mescola con le salse, una ricchissima nave, da che parte si venga non so, la quale, secondo che m’è stato porto, spacciato il suo carico, si vogliono partire: mandate per li padroni, e a loro sia Biancofiore venduta. Essi la porteranno in alcuna parte strana e molto lontana di qui, e di essa mai niuna novella si saprá: e a Florio date ad intendere che ella morta sia, faccendole fare nobilissima sepoltura e bella, acciò che piú la nostra bugia simigli il vero. Egli, credendo questo, poi s’ausera a disamarla».
Niente rispose il re a’ detti della reina, ma in se medesimo alquanto rattemperato pensò di volere tal consiglio seguire, e seguendolo imaginò che senza fallo gli verrebbe il suo avviso