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libro terzo 237

di me. O deitá abitatrici di questi luoghi, fate che la misera vita mi fugga. O infernali iddii, rapite del mio misero corpo la vostra anima. Cessi che io piú me e voi stimoli con le mie voci». E cosí piangendo e gridando, tutto delle proprie lagrime si bagnava, baciando sovente il candido velo, sopra il quale per debolezza sovente cader si lasciava. Ma Florio, rimaso a Montorio, presto a mettere in esecuzione le triste insidie sopra Fileno, udito che il misero per paura di quelle avea preso volontario esilio, lasciò stare le cominciate cose, e incominciassi alquanto a riconfortare, imaginando che poi che quello era cessato, di che egli piú dubitava, niuna altra cosa, fuori che prolungamento di tempo, al suo disio gli poteva noiare.

La santa dea, che due volte era discesa de’ suoi regni per impedire il ferventissimo amore tra Florio e Biancofiore cresciuto per lungo tempo, sentendo Florio rallegrarsi, e il misero Fileno avere per l’operazioni di lui preso dolente esilio, parendole niente avere fatto, propose del tutto di volere la sua imaginazione compiere. E discesa del cielo la terza volta, sopra un’alta montagna in forma di cacciatrice si pose ad aspettare il re Felice, che quivi cacciando su per quella doveva quel giorno venire. Ell’aveva i biondi capelli ravvolti alla sua testa con leggiadro avvolgimento, e il turcasso cinto con molte saette, e nella sinistra il forte arco portava. E quivi per picciolo spazio dimorando, di lontano vide il re Felice saletto correre dietro ad un grandissimo cervo, il quale verso quella parte dov’ella era fuggiva: al quale ella si parò davanti, e con soavissima voce salutatolo, abbandonato il cervo, il ritenne a parlar seco. A cui il re, non conoscendola, disse: «Giovane donna, come in questo luogo sí sola dimorate?». «Di qui non sono guari lontane le compagne» rispose Diana; «ma tu come a questi diletti intendi, con ciò sia cosa che il tuo figliuolo, per amor di colei cui tu tieni in casa, guadagnata ne’ sanguinosi campi, si muore? Io conosco il sopravvegnente pericolo, e dicoti che se tosto rimedio a questa cosa non prendi, ella il ti torrá.» E questo detto, subitamente