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libro terzo | 233 |
quale io piú tosto angelica figura che umana creatura reputava, con falso ragguardamento m’abbia legato il core con indissolubile catena, e ora di me si ride, contenta de’ miei mali. Ma certo la miserabile fortuna, che abbassato per li vostri inganni mi vede, assai mi nuoce, e niuno aiuto mi porge, anzi s’ingegna con continua sollecitudine di mandarmi piú giu che la piú infima parte della sua rota, se far lo potesse, e qui vi col calcio sopra la gola mi tiene, né possibile m’è lasciare il doloroso luogo.»
Era il pianto e la voce di Fileno sí grande, però che in loco molto rimoto gli pareva essere da non dovere potere essere udito, che un giovane il quale al piè del salvatico monticello passava, sentí quello, e avendogli grandissima compassione, per grande spazio stette ad ascoltare, notando le vere parole di Fileno; ma poi volonteroso di vedere chi si dolorosamente piangesse, seguendo la dolente voce si mise per l’inviluppato bosco, e con grandissimo affanno pervenne al loco dove Fileno piangendo dimorava. Il quale egli nel primo avvento rimirando, appena credette che uomo fosse; ma poi ch’egli l’ebbe raffigurato, il vide nel viso divenuto bruno, e gli occhi, rientrati in dentro, appena si vedevano. Ciascuno osso pingeva in fuori la raggrinzata pelle, e i capelli con disordinato rabbuffamento occupavano parte del dolente viso, e similmente la barba grande era divenuta rigida e attorta, e i vestimenti suoi sordidi e brutti, ed egli era divenuto qual divenne il misero Erisitone, quando sé, per sé nutricare, cominciò a mangiare. Nullo che veduto l’avesse ne’ tempi della sua prosperitá, l’avrebbe per Fileno riconosciuto. Ma poi che ’l giovane l’ebbe assai riguardato, cosí gli disse: «O dolente uomo, gl’iddii ti rendano il perduto conforto. Certo il tuo abito e le tue lagrime e le tue voci m’hanno mosso ad a vere compassione di te; ma se gl’iddii i tuoi disideri adempiano, dimmi la cagione del tuo dolore: forse non senza tuo bene la mi dirai; e ancora mi dí, se ti piace, perché sí solingo luogo hai per poterti dolere eletto». Maravigliossi Fileno del giovane quando parlare l’udí, e voltatosi verso lui, non dimen-