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232 il filocolo

acerbitá e quanta ira si puote ancora discernere essere stata in Progne, ucciditrice del proprio figliuolo per far dispetto al marito? E in Medea simigliantemente? E in cui si trovò mai tanto tracotato amore quanto in Mirra, la quale con sottile ingegno adoperò tanto che col proprio padre piú volte si giacque? E la dolente Biblis non si vergognò di richiedere il fratello a tanto fallo, e la lussuriosa Cleopatra d’adoperarlo. Non è ancora tra queste la madre d’Almeone, che per picciolo dono consentí il mortale pericolo d’Anfiarao suo marito? E qual diabolico spirito avrebbe potuto pensare quel che fece Fedra, la quale non potendo avere recato lppolito suo figliastro a giacere con lei, con altissima voce gridando e stracciandosi i vestimenti e’ capelli e ’l viso, disse sé essere voluta isforzare, e, lui preso, consentí che dal proprio padre fosse fatto squartare? Quanto ardire e quanta crudeltá fu quella delle femine di Lenno, che, essendo degnamente soggette degli uomini, per divenir donne, quelli nella tacita notte con armata mano tutti dierono alla morte? E simile crudeltá nelle figliuole di Belo si trovò, le quali tutti li novelli sposi la prima notte uccisero, fuori che Ipermestra. Oimè, ch’io non sono possente a dire ciò che io sento di voi! Ma senza dir piú avanti, quanti e quali esempli son questi della vostra malvagitá? O femine, innumerabile popolo di pessime creature, in voi non virtú, in voi ogni vizio: voi principio e mezzo e fine d’ogni male. Mirabil cosa si vede di voi, tra tanta moltitudine una sola buona non trovarsene. Niuna fede, niuna veritá è in voi. Le vostre parole sono piene di false lusinghe. Voi ornate i vostri visi con diverse arti ad irretire i miseri, acciò che poi, liete d’avere ingannato, cioè fatto quello a che la vostra natura è pronta, ve ne ridiate. Voi siete armadura dell’eterno nemico dell’umana generazione: láov’egli non può vincere co’ suoi assalti, incontanente a’ pensati mali pone una di voi, acciò che ’l suo intendimento non gli venga fallito. Guai eterni puote dire colui, che nelle vostre mani incappa, non gli fallano. Misera la mia vita, che incappato ci sono! Niuna consolazione sará mai a me di tal fallo, pensando che una giovane, la