altro, il fai, però che io so che tu conosci che io mai dal mio nascimento, risomigliando a’ miei parenti, senza avversitá non fui, per la qual cosa a forza m’è convenuto divenire maestra di sostener quelle: e se io l’ho sostenute grandissime tu il sai, che gran parte meco insieme n’hai sentite. Pensa certamente che alcuni sospiri mai non furono sí cocenti come sono quelli i quali io per troppo disio di te mando fuori della mia bocca; né lagrime mai con tanta copia bagnarono il petto, quanto hanno le mie il mio bagnato, solo per lo tuo essere lontano. Ma veramente non molto tempo passerá che tu potrai dire ch’io sia fragile a sostenere l’avversita delle quali io sono circuita, però che sento la mia vita fuggire da me con istudioso passo, e l’anima, che il dolor del dolente core non può sostenere, l’ha giá piú volte voluto abbandonare, e solo un conforto, che io ho allora preso sperando di rivederti, l’ha ritenuta. Ma se cosí fatti dolori aggiugni a quelli ch’io ho infino a qui sentito, come hai fatto al presente per la tua pistola, io non aspetterò che l’anima cerchi congedo, anzi glielo darò costringendola del partire, se ella forse volesse dimorare. Io sono entrata in nuova dubitazione, la quale m’è a pensare molto grave, e appena mi si lascia credere. E amore, che ammollisce i duri cuori, mel fa alcuna volta credere, e alcun’altra discredere, che tu, o signor mio, scritto non m’abbia ch’io abbia te per Fileno dimenticato, acciò che io ragionevolmente di te piangere non mi possa, se me per alcuna altra hai costá dimenticata; ma tutta fiata non sono di tanta falsa opinione ch’io lo possa credere, anzi dico, qualunque ora quel pensiero m’assale: niuna cagione fara mai che Biancofiore sia se non di Florio, e Florio se non di Biancofiore. Ma senza fine mi s’attrista il core, qualora in quella parte della tua pistola leggo, dove scrivi me avere donato a Fileno in segno di perfetto amore il velo della mia testa, il quale di che quando il ti mostrò, volentieri avresti levatoglielo, squarciando lui tutto. La qual cosa volessero gl’iddii che tu fatto avessi, perciò che a me sarebbe stata non picciola consolazione nell’animo, e la cagione è questa: io non nego che