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libro terzo 207

che per quello dovessi essere lasciato da te. Se forse in lui piú virtú che in me senti, questo non so io, ma certo da alcuno amico m’è stato rapportato segretamente me essere nel nostro regno tra gli altri giovani virtuoso assai. Oimè, ch’io non so perché in queste cose menome io scrivendo dimoro, con ciò sia cosa che ’l piacere faccia parere il laido bellissimo, e colui ch’è senza virtú copioso di tutte, e il villano. gentilissimo reputare. Io mio piango con piú doloroso stile, pensando che quando tutte le ragioni di sopra dette aiutassero Fileno, com’elle debitamente me difendono, perché dovrei io da te essere lasciato giá mai? O ve credi tu mai trovare un altro Florio il quale t’ami sí com’io fo? Quando credi tu avere recato Fileno a tal partito ch’egli per te si disponga alla morte com’io feci? Oimè, dov’è ora la fede promessa a me? Deh, se io fossi molto allontanato da te con quella speranza con la quale io t’era vicino, alcuna scusa ci avrebbe: o dire: ‛Io mai piú vedere non ti credeva’, o porre scusa di rapportata morte: delle quali qui niuna porre ne puoi, però che di me continue novelle sentivi, e ognora potevi sentire me essere a te piú soggetto che mai. Oimè, ch’io non so quale iddio abbia la sua deitá qui adoperata in fare che tu non sia mia come tu solevi, né so qual peccato a questo mi noccia. Fallito verso di te non ho, salvo s’io non avessi peccato in troppo amarti dirittamente: al quale fallo male si confá la dolente pena che m’apparecchi, cioè d’amare altrui e me per altro abbandonare. Ma tanto infine ad ora ti manifesto che, con ciò sia cosa che mai io non possa senza te stare né giorno né notte che tu sempre ne’ miei sospiri non sia, se questo esser vero sentirò, con altra certezza che quella che io ti scrivo, per gli eterni iddii la mia vita in piú lungo spazio non si distendera, ma contento che nella mia sepoltura si possa scrivere: ‛Quivi giace Florio morto per amore di Biancofiore’, mi ucciderò: sempre poi perseguendo la tua anima, se alla mia non sará mutata altra legge che quella alla quale ora è costretta. Io aveva ancora a scriverti molte cose, ma le dolenti lagrime, le quali, ognora che queste cose che scritte