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libro terzo 205

dire addio. E, dopo la mia partita, mi ricorda avere udito che tu con gli occhi pieni di lagrime mi seguitasti infino a tanto che possibile ti fu vedermi, sí com’io similmente stetti sempre con gli occhi all’alta torre, ove te imaginava essere salita per vedere me. Tu rimanesti nelle nostre case visitando i luoghi dove piú fiate stati eravamo insieme, e in quelli con sí fatta ricordanza prendevi alcun diletto imaginando. Ma io misero, poi che i tristi fati m’ebbero da te allontanato, come gl’iddii sanno, niuno diletto si poté al mio animo accostare senza ricordarmi di te; e ciascun giorno i miei sospiri cresceano trovandomi lontano alla tua presenza; e quelle fiamme le quali il mio padre credeva, lontanandomi da te, spegnere, con piú potenza sempre si sono raccese e divenute maggiori. Oimè, ora quante fiate ho io giá pianto amaramente per troppo disio di vedere te, e quante fíate giá nel tenebroso tempo, quando amendui i figliuoli di Latona nascosi celano la loro luce, venni io alle tue porti dubitando di non essere sentito da’ miei minori servidori, e non temendo la morte che nelle mani degli insidianti uomini ne’ notturni tempi dimora, né de’ fieri leoni, né de’ rapaci lupi per lo cammino usati in sí fatte ore! Quante volte giá giovani donne per rattiepidire i miei tormenti, le cui bellezze sariano agl’iddii bene investite, m’hanno del loro amore tentato, né mai alcuna poté vincere il forte cuore, a te tutto disposto di servire! E poi, oltre a tutte l’altre mie tribolazioni, gl’iddii sanno quanto grave mi fosse ciò che di te intesi, quando ingiustamente condannata fosti alla crudele morte: alla quale io con tutte le mie forze, mercé degl’iddii che mi aiutarono, conoscendo la ingiustizia a te fatta, m’opposi in maniera che me con teco trassi di tale pericolo. E poscia ognora in maggiore tribolazione crescendo, dubitando della tua vita, mai non divenni vile a sostenere tormenti per te, né mai per tutte le contate cose una fiata mi pentii d’averti amata, né proposi di non volerti amare, ma ciascuna ora piú t’amai e amo, avvegna che te io abbia tutto il contrario trovata, però che tu non hai potuto la minor parte delle mie miserie sostenere in mio servigio. Tu, mobile giovane, ti se’ piegata come