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200 il filocolo

le mie voci non vengono alli tuoi orecchi. Ora volessero gl’iddii che mai lieta non mi ti fossi mostrata! Certo io credo che ’l mio dolore sarebbe minore, perché io reputo felicissimo colui che non è uso d’avere alcuna prosperitá, però che da quella sola, perdendola, procede il dolore. E di che si può dolere chi dimora sempre con quello ch’egli ebbe? Tu ora m’hai posto sí basso, che mai piú non credo potere scendere: nel quale loco io, come piú doloroso che alcuno altro, mai senza lagrime non dimorerò. Piaccia agl’iddii che sopravvegnente morte tosto me ne cavi». E poi che queste parole piangendo aveva dette, riguardava l’anello che in dito portava, e diceva: «O bellissimo anello, fine delle mie prosperitá e principio delle miserie, gl’iddii facciano piú contenta colei che mi ti donò, che ella non fa me. Deh, come non muti tu ora il chiaro colore, poi che ha la donna tua mutato il core? Oimè, che perduta è la riverenza che io a te e all’altre cose da lei ricevute ho portata, e ogni mio affanno in picciola ora ho perduto! Ma poi ch’ella a me s’è tolta, tu non ti partirai da me. Tu sarai eterno testimonio del preterito amore, e come io sempre nel core la porterò, tu cosí sempre nella usata mano starai». E poi bagnandolo di lagrime, infinite volte il baciava, chiamando la morte che da tale affanno col suo colpo il levasse, e piú forte piangendo diceva: «Oimè, perché piú si prolunga la mia vita? Maladetta sia l’ora ch’io nacqui e che io in prima Biancofiore amai. Ora fosse quel giorno ancora a venire, né giá mai venisse. Ora fossi io in quell’ora stato morto, acciò ch’io esempio di tanta miseria non fossi nel mondo rimaso. Ma certo la mia vita non si prolungherá piú!». E postosi mano allato, tirò fuori un coltello, il quale da Biancofiore ricevuto aveva, dicendo: «Oggi verrá quello che la dolorosa mente imaginò quando mi fosti donato, cioè che tu dovevi esser quello che la mia vita terminerebbe: tu ti bagnerai nel misero sangue, tenuto vile dalla tua donna, la quale, sapendolo, forse avra piú caro avermiti donato, per quello che avvenuto ne sará, che per adietro». Mentre che Florio piangendo dolorosamente queste parole diceva, disteso sopra