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198 il filocolo

simile promissione feci! Io l’ho osservata, ma ella m’ha abbandonato. Oimè, dov’è fuggita la promessa fede? E tu dove se’, o Amore, il cui potere è stato schernito da questa giovane: come non vendichi te e me similmente? Se tu cosí notabile fallo lasci impunito, chi avrá in te giá mai fidanza? Tu perseguitasti il misero Ippolito infino alla morte perché egli sdegnava tua signoria: come costei che l’ha ingannata, non punisci? Io non cerco però grave punizione, ma solamente che tu la ritorni nel pristino stato; e se questo conceder non mi vuoi, consenti di chiudere con le tue mani i miei occhi, acciò che piú la mia vita in sí fatta maniera non si dolga. Deh, ascolta i prieghi del misero, o caro signore; rivolgiti verso lui con pietoso viso, acciò ch’egli possa avere alcuna consolazione inanzi la morte, la quale tosto, in dispiacere del mio padre, prendere mi possa, il quale di questo male è cagione; però che se egli non fosse, io non sarei stato lontano, ed essendo stato presente, la mia Biancofiore non avrebbe me per Fileno dimenticato: avvegna che ancora io credo che per paura di lui ella si sia ingegnata d’avere altro amadore. Oimè, che nulla cagione è che a me non sia contraria! A me avviene sí come alla nave la quale è giá mezza inghiottita dalle tempestose onde, e ogni vento l’è contrario. O misera fortuna, i tuoi ingegni s’aguzzano a nuocere a me apparecchiato di ruinare.! Oimè, perché questo sia io non so. Tu fosti giá a me benignissima madre, e ora mi se’ acerba matrigna. Io mi ricordo giá sedere nella sommitá della tua rota, e veder te con lieto viso onorarmi: e questo era quando il lieto viso di Biancofiore m’era presente, mostrandomi quell’amore che parimente insieme ci portavamo; ma tu credo che invidiosa di sí graziosa gioia com’io sentiva, non sofferisti tener ferma la tua volubile rota, anzi voltandola, non senza mio grande dolore, allontanandomi dal bel viso, mi spingesti a Montorio. Qui con grandissimi tormenti stando, imaginava me essere nella piú infima parte della tua rota, né credeva piú potere discendere; ma tosto con maggiore infortunio mi facesti conoscere quella aver piú basso loco: e questo fu quando non bastan-