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libro terzo 197

punto in tuo servigio s’adoperò. Doni so bene che a questo non t’hanno tratta; ma io dubito che l’animo tuo, il quale soleva essere grandissimo, sia impicciolito, e dubiti d’amare persona che maggior titolo porti di te, dubitando d’essere da me sdegnata. Certo questa dubitazione non doveva in te capere, però ch’io so te essere degli altissimi imperadori romani discesa; la qual cosa se ancora vera non fosse, non potrebbe tra te e me capere sdegno. Dunque, perché m’hai lasciato? Oimè, misera la vita mia, quando troverai un altro Florio, che sí lealmente t’ami com’io t’ho amata? Tu nol troverai giá mai. Tu m’hai dato materia di sempre piangere, però che mai dal mio core tu non uscirai, né potresti uscire; e sempre ch’io mi ricorderò me essere del tuo core uscito, tante fiate sosterrò pene senza comparazione. E quello che piú in questo mi tormenta, si è ch’io conosco te non poter negare d’essere di Fileno innamorata, però che egli m’ha mostrato quel velo col quale tu coprivi la bionda testa, quando. con pietose parole ti dimandò una delle tue gioie, e tu gli donasti quello. O me misero, ove si vogliono omai voltare i miei sospiri a domandare conforto, poi che tu m’hai lasciato, ch’eri sola mia speranza? O me dolente, erati cosí noioso l’attendere di potermi vedere, che per cosí poco di tempo me per un altro, cui piú sovente veder puoi, hai dimenticato? Io non so che mi fare: io disidero di morire e non posso». E lagrimando per lungo spazio, ricominciava a dire: «O Amore, valoroso figliuolo di Citerea, aiutami. Tu che fosti del mio male cominciatore, non mi abbandonare in sí gran pericolo. Tu sai che io ho sempre i tuoi piaceri seguiti. Vagliami la vera fede che ho io portata alla tua signoria, la quale me a sé sottomettere non doveva senza intendimento d’aiutarmi infino alla fine de’ miei disiri. Volessero gl’iddii che mai la tua saetta non si fosse distesa verso il mio core, né che mai veduta fosse stata da me la luce de’ begli occhi di Biancofiore, dalla quale ora per la tua potenza medesima tradito e ingannato mi trovo! O me misero, quante volte giá per la tua potenza mi giurò ella che mai me per altri non lascerebbe, e io a lei