Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/199


libro terzo 195

disidera di saperlo, occulta, né a voi niuna cosa da nascondere sarebbe; e oltre a questo mi fido tanto nel buono amore che io conosco ch’ella mi porta, che posto che alcuni il sapessero e volesserlami, amandola, torre, non potrieno. Onde, poi che vi piace di saperlo, io vi dirò il nome, il quale udendo conoscerete quanta sia la bellezza. La donna di cui tutto sono, e per cui amorosamente sospiro, si chiama Biancofiore, e dimora ne’ reali palagi del vostro padre in compagnia della reina. Voi la conoscete meglio che io non fo, e sapete bene quanta sia la sua bellezza, e quinci potete vedere se per graziosa donna io sono da amore costretto». Ringuardollo allora nel viso Florio senza mutare aspetto, e disse: «Veramente vi tiene amore per bella donna, e ora mi piace piú ciò che detto m’avete, che prima non faceva. Ma una cosa vi priego che facciate, che saviamente amiate, e guardatevi di non lasciarvi tanto prendere da amore, che a vostra posta partire non vi possiate da lui, però che io, il quale vivo pieno di sospiri, per niuna altra cosa mi dolgo, se non che vorrei da lui partirmi, e non posso; e la cagione è perché io amai giá una donna, e ancora piú che mai l’amo, e per quel che vedere me ne parve, ella amò me sopra tutte le cose, e in luogo di vero amore ella mi donò questo anello, il quale io porto in dito e porterò sempre per amore di lei; e poco tempo appresso lasciò me, e donassi ad un altro di molto minor condizione che io non sono: per la qual cosa ora mi vorrei partire da amore e non posso, e lei ho quasi del tutto perduta. Se a voi il simigliante avvenisse, certo egli sarebbe da dolerne a ciascuna persona che voi amasse». Disse allora Fileno: «Buono è il consiglio che mi date, e se io credessi che mi bisognasse, io il prenderei; ma senza dubbio la conosco tanto costante giovane, che mai dal suo proposito, cioè d’amarmi, non credo ch’ella si muti». «Dunque avete voi vantaggio di tutti gli altri» disse Florio; «e se cosí sará, piú che alcun altro iddio tener vi potete beato.» L’ora di mangiare gli levò da questo ragionamento, il quale non dilettava tanto all’una delle parti, quanto all’altra era gravissimo e noioso; e usciti della camera, lavate le mani, alle apparecchiate tavole s’assettarono.