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libro terzo 193

dusse Fileno a Montorio pochi giorni dopo la ricevuta vittoria. Il quale la onorevolmente ricevuto da molti, nella gran sala del duca, incominciò a narrare a’ giovani cavalieri suoi amici quanto fosse stato l’acquistato onore, disegnando con parole e con atti quanta forza e ingegno adoperasse per ricevere in sé tutta quanta la vittoria, come fece. Poi, entrati in altri diversi ragionamenti, venuti a parlare d’amore,. similemente sé propose esser assai piú che altro innamorato, e di piú bella donna, e come da lei niuna grazia era che non gli fosse conceduta se dimandata l’avesse, e dopo molte parole disavvedutamente gli venne ricordata Biancofíore. E Florio, che non era troppo lontano, e aveva udite tutte queste cose, e piangeva sí in se medesimo d’amore, che lui peggio che alcuno altro innamorato trattava, come udí ricordare Biancofiore, e per le precedenti parole conobbe lei essere quella donna di cui Fileno tanto si lodava, incontanente cambiato nel viso si partí da’ compagni tacitamente; e stato per picciolo spazio, ritornò nella sala con l’usato viso, e amichevolmente verso Fileno se n’andò. Il quale come Fileno vide, levatosi in piè con quella riverenza che si conveniva, incontro gli si fece. Allora Florio, per piú accertarsi di ciò che sapere non avria voluto, mostrando di volere d’altre cose parlare con lui, presolo per lo braccio, senza altra compagnia nella sua camera ne lo menò. E quivi amenduni postisi a sedere sopra il suo letto, Florio con infinto viso de’ suoi accidenti e delle maniere de’ lontani paesi dov’egli era stato l’incominciò a dimandare; e poi quando tempo gli parve, gli disse: «Se ’l colore del vostro viso non m’inganna, voi mi parete innamorato». A cui Fileno rispose: «Signor mio, sopra tutti gli altri giovani amo». «Ciò mi piace assai» rispose Florio, «però che nulla cosa m’è tanto a grado, quanto avere compagnia ne’ miei sospiri; ma ditemi, se vi piace: da quella donna, cui voi amate, siete voi amato?» Disse Fileno: «Niuna cosa m’accende tanto amore nel core, quanto il sentire me essere amato da quella cui io piú che me amo». «Certo voi state bene» disse Florio; «ma ditemi, come conoscete che voi siate da quella, cui voi