Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
192 | il filocolo |
si deggia fare, e io intendo in quello per amore di te mostrare le mie forze, che tu alcuna delle tue gioie mi doni, la quale portando io in quella per sopransegna, mi doni tanto piú ardire, che io non ho, ch’io possa acquistare vittoria. Biancofiore, udendo quelle parole, di vergognosa rossezza dipinse il candido viso, sí tosto come il cavaliere si tacque, e non sappiendo che si fare, si voltò verso la reina riguardandola nel viso con dubitosa luce. A cui la reina disse: «Giovane damigella, alza la testa: e perché hai tu presa vergogna? Dubiti tu che ciò che dice il cavaliere non sia vero? Certo nella nostra grande cittá niuna donna dimora, la cui bellezza si possa adeguare al tuo viso; e perché egli ti dimandi grazia, come quegli che per amore disidera di servirti, ciò non gli deve esser da te negato, ma benignamente alcuna delle tue cose, quella che tu credi che piú gli aggradi, gli dona: ché usanza è degli amanti insieme donarsi tal volta delle loro gioie». Disse Biancofiore allora: «Altissima reina, e che donerò io al cavaliere che il mio onore e la dovuta fede non si contamini?». La reina rispose: «Biancofiore, non dubitare di questo, che quelle giovani a cui li fati ancora non hanno marito conceduto, possono liberamente donare ciò che a loro piace, senza vergogna. E che sai tu se essi ancora costui ti serbano per marito? E però donagli: e acciò che piú grazioso gli sia, prendi il velo col quale tu ora la tua testa copri. Egli è tal cosa, che se pur te ne vergognassi, potresti negare d’averglielo donato, affermando che da altra l’avesse avuto, però che molti se ne trovano simiglianti». Biancofiore, costretta dalle parole della reina, con la dilicata mano si sviluppò il velo della bionda testa, e sospirando il porse a Fileno, il quale in tanta grazia l’ebbe che mai maggiore ricevere non lo credeva. E rendute del dono debite grazie a Biancofiore, con esso da loro allegro si partí. E venuto il tempo del gioco, legatosi questo velo alla testa, niuno fu nel gioco che la sua forza passasse: per la qual cosa sovra quello, in presenza di Biancofiore, meritò d’essere coronato d’alloro.
La fortuna non contenta delle tribolazioni di Florio, con