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190 | il filocolo |
in modo che grazioso e sano le ti potessi presentare. Se simile caso fosse in me, io mi terrei oltra misura caro per piú piacerle, né per niuna cosa disidererei tanto la vita lunga, quanto per lungamente poterla servire. E tu, piú vinto da ira e da malinconia che consigliato dalla ragione, cerchi la morte per conforto, e sempre in pensiero e in dolore dimori, e vai imaginando quelle cose le quali non vedesti né vedrai giá mai, se agl’iddii piace. Folle è colui che pe’ futuri danni senza certezza spande lagrime, e in quelle piú d’impigrire si diletta, che argomentarsi di resistere a’ danni. Deh, se tu se’ uomo come sono gli altri giovani, tanti conforti, quanti noi ti doniamo, vagliano a mostrarti la veritá, come noi mostriamo; e non indugiare pure sopra il tuo non vero parere. Rallegrati, che tanto manca il senno quanto il conforto ne’ savi».
Florio il quale sentiva in sé graziose parole all’animo innamorato, che di quelle aveva bisogno, con men dolente viso cosí rispose: «Amici, a’ subiti accidenti male si puote argomentare. Ma checché ’l mio padre si deggia fare, io pure m’ingegnerò di prendere il vostro consiglio, cacciando da me il dolore delle non presenti cose». E questo detto, si dirizzarono tutti; e uscendo del giardino con le stelle che giá avevano il cielo de’ loro lumi dipinto, tornarono quasi contenti alle loro camere.
Mentre li fati trattavano cosí Florio, Biancofiore lasciata da lui al perfido padre tornò nell’usata grazia, dimorando ne’ reali palagi con non minore quantitá di sospiri che Florio, avvegna che piú saviamente quelli guardasse nell’ardente petto. Ma le trascorrenti avversitá che il loro corso verso Florio avevano volto, con non usato stimolo ancora lui miserabilmente assalirono in questa maniera. Era nella corte del re Felice, in questi tempi, un giovane cavaliere chiamato Fileno, gentile e bello, e di virtuosi costumi ornato, a cui l’ardente amore di Florio e di Biancofiore era occulto, però che di lontane parti era, pochi giorni dopo la crudel sentenza di Biancofiore, venuto. Il quale, sí tosto come la chiara bellezza vide del suo viso, incontanente s’accese del piacere di lei, e senza