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186 il filocolo

riguardato l’ebbero, cosí cominciarono a dire: «Florio, amore tosto nella disiata pace ti ponga». Era Florio tanto nello imaginare la sua Biancofiore, che né per la venuta di costoro, né per lo loro saluto si mutò né cambiò aspetto, ma stette come colui che veduti né uditi ancora non gli aveva. Allora Ascalione, distesa la mano, il prese per lo braccio, e lui tirando, disse: «O innamorato giovane, ove se’ tu ora? Dormi tu, o se’, pensando, fuori di te uscito, che tu al nostro saluto niente rispondi?». Riscossesi allora tutto Florio, e quasi stordito, senza alcuna cosa rispondere, si mirava dintorno. Ma dopo molti sospiri, alquanto da’ pensieri sviluppato, alzata la testa, disse: «Oimè, or chi vi mena a vedere la miseria della mia vita, alla quale voi forse credete levar pena con parole confortevoli, e voi piú n’aggiungete? Se può essere, caramente vi priego che me qui solo lasciate, acciò che io possa quel pensiero ritrovare, nel quale io fui, quando scotendomi me ne cacciaste». A cui Ascalione cosí rispose: «Amore e maraviglia ci fanno qui venire, né giá da te intendiamo di partirei, se prima a’ prieghi nostri non dirai quale nuova cagione ti fa tanto pensoso». Disse Florio: «Niuna nuova cagione ci è del mio dolore: amore solamente in questa vita mi tiene». «E come?» disse allora il duca, «io mi credea che tu t’ingegnassi di seguire il mio consiglio, il quale io l’altr’ieri, quando cosí pensoso ti trovai, t’avea donato, e giá mi pareva che quello piacendoti cominciato avessi: e tu pure sopra l’usato modo se’ ritornato! Questa tua vita in niuno atto d’innamorato mi pare, onde forte dubitare ci fai che tu forse non sia del senno uscito, però che gli altri innamorati con varii diletti cercano di mitigare i loro sospiri, ma tu con pene mi pare che vada cercando d’accrescergli. Se volessi dire che come alcun altro non li potessi usare, sai che non diresti vero, però che niuna resistenza ci è: dunque perché pure in sul dolore ti dai? Deh, com’io altra volta ti pregai, ancora ti priego che alcuni ne prenda, i quali usando valicherai il tempo con meno tristizia, e gl’iddii in questo mezzo provvederanno a’ tuoi disii.»

Udite queste cose, Florio sospirando disse: «Amici, ben