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libro terzo 183

e con molte altre, con atti diversi e onesti, sospirando guardavano di ritornare Florio al partito nel quale poco avanti era stato. Alle quali Florio cosí disse: «Ditemi, giovani, se gl’iddii ogni vostro piacere v’adempiano, foste voi mai innamorate?». A cui esse subitamente risposero: «Sí, di voi solamente; né mai d’alcuna altra persona sospirammo, né tale ardore sentimmo se non per voi». «Certo» disse Florio, «di me non siete voi giá innamorate; e che voi non siate state né siate d’altrui si pare manifestamente, però che amore mai ne’ primi conoscimenti degli amanti non sofferse tanta disonestá, quanto voi verso me, con cui voi mai non parlaste, avete dimostrata: anzi fa gli amanti temorosi e adorni di casta vergogna, infin che la lunga consuetudine fa gli animi essere eguali conoscere. E che questo sia vero assai si manifestò nella scellerata Pasife, la quale bestialmente innamorata, con dubitosa mano ingegnandosi di piacere, e temendo di dispiacere, porgeva le tenere erbette al giovane toro. Ora quanto piú avria costei temuto d’uno uomo, in cui piú ragionevole conoscimento fosse stato, poi che d’un bruto animale dubitava? Certo molto piú, perciò che era innamorata. E chi volesse ancora nelle antiche storie cercare, infiniti esempli troverebbe d’uomini e di donne, a cui le forze sono tutte fuggite ne’ primi avvenimenti de’ loro amanti. E però che di me innamorate siete non mi vogliate far credere, ch’io conosco i vostri animi disposti piú ad ingannare che ad amare. Appresso, che voi non siete innamorate d’altrui, come voi dite, m’è manifesto, però che non m’avviso che verso di me, dimenticando il principale amadore, potreste dimostrare quello che dimostrate, ché ’l leale amore nol consentirebbe. Ond’io vi priego, belle giovani, che mi lasciate stare, però che voi con le vostre parole credete i miei sospiri menomare, e voi in grandissima quantitá gli accrescete: e di me in ogni atto, fuori che d’amore, fate quel che d’amico o di servidore fareste.» Udendo questo, Edea, la quale le infinite lagrime non avea guarí lontane, bagnando il candido viso, con lagrimevole voce, messesi le mani nel sottile vestimento, tutta davanti si squarciò, dicendo: «O me misera, maladetta