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libro terzo 177

non ci è utile, niun’altra utile ne conosco».

Gran pezza pensò il duca sopra questo, e poi disse: «Ascalione, io mi maraviglio molto di voi. Ecco che quello che divisate venisse interamente fatto, che avremmo noi adoperato? Niente: che scioglierlo in un luogo e legarlo in un altro, non so che si rilevi. Ma tanto potrebbe avvenire, che di leggieri peggioreremmo nostra condizione: e il trargli Biancofiore del core non è si leggiera cosa che per questo io creda che fatto dovesse venire, ben che leggieri ci sia il provarlo, se buono vi pare. Ascalione disse: «Certo io l’aveva per buono, però che, se egli avvenisse che per alcun’altra egli dimenticasse Biancofiore, piú lieve sarebbe a trargli di cuore poi quell’altra che volergli ora levar Biancofiore senza alcun mezzo: con ciò sia cosa che le nuove piaghe con meno pericolo e meglio che l’antiche si curino e piú tosto. «Certo» disse il duca, «questo è vero; e poi che vi pare, il provarlo niente ci costa; e però sopra questo pensiamo, e veggiamo se alcuna cosa ci giova, e se giovare la veggiamo, procederemo avanti con l’aiuto degl’iddii.»

Accordandosi costoro a questo, segretamente si misero a cercare di trovare alcuna giovane, la quale, il piú che trovare si potesse, simigliasse Biancofiore, imaginando che quella piú graziosa che alcun’altra gli sarebbe, e piú tosto il potrebbe recare al disiderato fine. E cercando questo, da alcuno, il quale sempre in compagnia di Florio soleva andare, fur loro mostrate due giovanette di maravigliosa bellezza e di leggiadro parlare ornate, e discese di nobili parenti, le quali, secondo il detto di colui che le mostrò, assai delle bellezze di Florio si dilettavano, ma non come innamorate, però che non si sentivano uguali a lui, onde con la ragione raffrenavano la volontá. Le quali come costoro conobbero, assai si contentarono, dicendo: «Prendiamle amendue, poi che Florio piace loro: elle s’ingegneranno bene di recarlo al loro piacere, e la dove l’una fallasse l’altra supplirá». E questo diliberato, sotto spezie d’invitarle ad una festa, le fecero chiamare all’ostiere. Le quali venute davanti al duca e ad Ascalione, il duca cosí