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174 | il filocolo |
Molti giorni in cosí fatta maniera faccendo festa, Florio ricoperse il sue dolore, avvegna che sovente a suo potere s’ingegnava di star solo, acciò ch’egli potesse senza impedimento pensare alla sua Biancofiore. E quando avveniva che egli solo fosse in alcuna parte, incontanente incominciava ad imaginare d’essere col corpo colá dov’egli con l’animo continuamente dimorava. Egli imaginava alcuria volta avere Biancofiore nelle braccia, e porgerle mille baci, e altrettanti riceverne da lei, e parlare con esso lei amorose parole, ed essere con lei sí come altre volte era stato ne’ puerili anni: e mentre che in questo pensiero. stava, sentiva gioia senza fine; ma come egli di questo usciva, e’ ritornava in sé, e trovandosi lontano da essa, allora si mutava la falsa gioia in vero dolore, e piangeva per lungo spazio, ramaricandosi de’ suoi infortunii. Poi ritornando al pensiero, tal fiata si ricordava del tristo pianto che veduto l’aveva fare nella bruna vesta temendo l’acceso foco, quando egli sconosciuto si mise in avventura per campar lei, e poi si doleva d’averla renduta al padre, e di non aversi almeno fatto conoscere a lei, acciò che egli l’avesse alquanto consolata e fattala piú certa dell’amore che egli le portava. E molte volte tra sé si chiamava misero e di vil core, dicendo: «Com’è la mia vita da biasimare, pensando che io amo questa giovane sopra tutte le cose del mondo, e per questo amore vivo in tanta tribulazione lontano da lei, e non sono tanto ardito che io abbia cuore d’andarla a vedere, e lasciola per paura d’un uomo, il quale piú tosto a sé che a me offenderebbe. Perché non vo io, ed entro nelle mie case, e rapiscola, e menolami qua su meco? E avendola io, ogni dolore e ogni gelosia e ogni sospetto fuggira da me. Chi sará colui che ardito sia di biasimare la mia impresa, o di contrariarla? nullo: anzi ne sarò tenuto piú coraggioso, la dove io debbo ora esser vilissimo reputato. Sono io piú vile di Paris, il quale non a casa del padre, ma de’ suoi amici andò per la disiderata donna, e non dubitò d’aspettare a mano a mano Menelao sollecito chieditore di quella. Io non debbo aver paura che questa da alcuno raddimandata mi sia, né con