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libro terzo 173

ogni domane dovesse tornare Ulisse prima da Troia, e poi non sappiendo da che luogo. Pensa che tu non sarai tutto il tempo qui, né senza lei. Se io fossi in tuo luogo, userei per piú savio consiglio il simulare. Io mostrerei, faccendo festa, che piú di Biancofiore non mi calesse né me ne ricordassi, e ristrignerei l’amorose fiamme dentro con potente freno. Forse, cosí faccendo, il tuo padre si crederebbe che dimenticata l’avessi, e concederebbeti piú tosto il tornare a vederla. Quello che t’ho detto hai udito, e io te l’ho detto come colui che in simil caso il vorrei da altrui udire; ma non per tanto se altro consiglio piú savio vedessi, arditamente lo scuopri a me, che io non intendo di contradirti, né di partirmi mai dal tuo piacere. Priegoti, quanto piú posso, come congiunto parente e vero amico, che da te ogni paura e pensiero cacci, perciò che delle tue dubitazioni di lieve accertare ci possiamo; e i pensieri, come di sopra ho detto, non dei avere: e però levati su, e vinca il tuo volere i non dovuti pensieri i quali ti occupano per lo solingo ozio. Piglia alcuni diletti, sí come per adietro abbiamo giá fatto, acciò che in quello né i pensieri t’assaliscano, né la tua vita sí vilmente si consumi. In questo mezzo penso che gl’iddii per la loro benignitá provvederanno graziosamente a porre debito fine a’ tuoi disiderii, forse ora né da te né da alcuno giá mai pensato».

Piacque a Florio assai il fedele consiglio del duca, e cosí, levata la testa, sospirando rispose: «Carissimo parente, questa gentil passione d’amore non può essere che alcuna volta a’ piú savi, non che a me, quando le sono soggetti come io sono, non faccia tenere simile vita: e però di me non vi maravigliate, ma crediate che io sia tanto innamorato quanto mai niuno giovane fosse o potesse essere. E ciò che voi m’avete narrato, conosco apertamente esser vero; e però, disposto a seguire il vostro consiglio in quanto io potrò, mi dirizzo: andiamo, e facciamo ciò che voi credete che vostra e mia consolazione sia». E detto questo, dirizzatisi amenduni, uscirono della camera; e, saliti sopra i portanti cavalli, andarono con gran compagnia ad un’ordinata caccia, ove quel giorno assai festa ebbero e allegrezza.