Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/166

162 il filocolo

agl’iddii è piaciuto che io ti debba porgere la corona del tuo trionfo, acciò che tu per inanzi ne’ nostri servigi e nelle virtuose opere prenda migliore speranza, e piú ferma fede nelle nostre parole»; e detto questo, con le proprie mani prese la corona dal suo capo e ne coronò Florio. Allora Florio, in sé di tanta grazia molto allegro, cosí cominciò a dire: «O santa dea, per la cui pietá tutti coloro che a’ loro cuori sentono i dardi del tuo figliuolo, sí com’io fo, sono mitigati, quanto il mio potere si stende, tanto ti ringrazio di questo onore, il quale tu con la divina tua mano porto m’hai. Ma perciò che piú la tua potenza che il mio valore adoperò nella odierna battaglia, io di questa corona al tuo onore ornerò i tuoi altari. E questo detto, trattasi la corona dalla testa, in su li santi altari con grandissima reverenza la pose, e dirizzossi; e uscito dal santo tempio, niuno altro in Montorio ne rimase che da lui visitato non fosse, e onorato di degni sacrificii. La qual cosa fatta, egli e Ascalione, tornati al palagio del duca, cosí freschi come se mai arme portate non avessero, montarono nella sala, ove trovarono il duca con molti altri, i quali tutti si maravigliarono, e giá ragionavano quello che di Florio potesse essere, che veduto non l’avevano quel giorno. E quando il duca il vide, lietamente andandogli incontro l’accolse, dicendo: «Dolce amico, e dove è oggi vostra dimora stata, che veduto non v’abbiamo? Certo noi eravamo tutti in pensiero di voi». A cui Florio faccendo grandissima festa disse: «In veritá io sono stato, e Ascalione meco, in un bellissimo giardino, con donne e con piacevoli donzelle in amorosa festa tutto questo giorno». «Ciò mi piace» disse il duca, «e questa è la vita che i valorosi giovani innamorati debbono menare, e non darsi in su gli accidiosi pensieri, consumandosi e perdendo il tempo senza utilitá alcuna.» E detto questo, essendo l’ora tarda, apprestata la cena, e le tavole apparecchiate, a mangiar s’assettarono. Ma il re Felice, che con altro core aveva Biancofiore da Florio ricevuta che il viso non mostrava, la menò alla reina, e disse: «Donna, ecco la tua Biancofiore, la cui morte agl’id-