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160 il filocolo

Florio dimandate: tenetela omai piú cara che infino a qui fatto non avete»; e datala in sua mano si tirò adietro.

Con lieto viso la prese il re, e abbracciatala, come cara figliuola la baciò in fronte, ed ella savissima incontanente piangendo si gittò in terra, e baciogli i piedi, e poi in ginocchi levata disse: «Padre e signor mio, io ti priego che se mai in alcuna cosa ti offesi, che tu mi perdoni, che semplicitá e non malizia m’ha fatto in ciò peccare; e priegoti che del tutto dall’animo ti fugga che io in quel fallo, per lo quale condannata fui, avessi colpa: e prima che mai tal pensiero mi venisse, mi mandino gl’iddii subitamente morte. Chi fu quello che in ciò falli, a tutto il tuo popolo è manifesto, è però, caro padre e signore, rivestimi della tua grazia, della quale ingiustamente fui spogliata». Il re la prese per la mano e fecela dirizzare in piè, e la seconda volta con segno di molto amore l’abbracciò, dicendo: «Mai a me non fosti graziosa e cara quanto ora se’, e però ti conforta». E rivolto a Florio, disse: «Cavaliere, ignoto m’è chi tu sia, ma però che di che amico se’ di Florio nostro figliuolo, e ciò per le tue opere è ben manifesto, e per amore che n’hai con la tua spada illuminato e fattoci conoscere la veritá, la quale a’ nostri occhi senza dubbio era occulta, e hai per questa chiarezza levata da tanto e tale pericolo costei, la quale quanto figliuola l’amo, tu mi se’ molto caro, e senza fine disidererei di conoscerti, quando noia non ti fosse; e dicoti che a me tu hai troppo piaciuto, avendo chi il peccato ha commesso cosí debitamente punito, dando acerba pena all’iniquo fallo, per la qual cosa sempre tenuto ti sarò. E promettoti per quella fede che dobbiamo agl’iddii avere, che per amore di Florio e di te la giovane sempre mi fia raccomandata. E non voglio che nell’animo ti cappia che io della giudicata morte non fossi dolente molto; e certo a tutti costoro poté essere manifesto il mio viso e il petto pieno di lagrime, quando sentenziare la udii: e se la pietá si dovesse antiporre alla giustizia, certo ella non sarebbe mai di qua entro per sí fatta cagione uscita».

«A me» rispose Florio, «non è al presente lecito di dirvi