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libro secondo 159

fece egli Biancofiore montare sopra un bel palafreno; e l’accompagnarO il grande iddio ed egli e Ascalione, con molti altri compagni, verso il reale palagio. Ella quasi paurosa, che appena potea credere d’essere ancora fuori del tristo pericolo, si voltò tutta tremante a Florio, e disse: «O signor mio, or dove mi menate voi? Voi m’avete tratta d’un pericolo, e riportatemi in luogo che è pieno di molti. Deh, perché volete voi avere perduta la vostra fatica? Io non sarò prima lá, che come voi vi sarete partiti, io mi sarò a quel pericolo che io m’era quando molto di lontano vi vidi, avvisando che in mio aiuto foste venuto. Deh, se voi siete cosí amico di Florio come voi dite, e come l’operazioni dimostrano, perché non me ne menate voi a lui a Montorio? Io non dubito di venir con voi ovunque mi menerete, solo che io creda trovar lui. Egli sará piú contento che voi mi rendiate a lui, che se voi mi rendete al suo padre». A cui Florio rispose: «Piacevole donzella, non dubitare: gl’iddii e Florio vogliono che tu sia renduta ora al re, acciò che del suo fallo egli si riconosca; ma renditi sicura che piú da lui non avrai altro che bene e onore. E io, quando tornerò a Montorio, farò si che Florio verrá tosto a vederti, o che egli manderá per te». E mentre che cosí ragionando andavano, pervennero al reale palagio. Quivi smontati nella gran corte, Florio prese Biancofiore per mano, e cosí la menò nella sala davanti all’iniquissimo re, che ancora parlava con coloro che rapportate gli avevano le novelle della morte del siniscalco. Il quale, vedendogli venire, si fece loro incontro, a cui Florio disse: «Sire, io vi raccomando questa giovane donzella, la quale io, con la forza dell’iddii e con la mia, della iniqua sentenza ho liberata per parte di Florio, per amore di cui io a questo pericolo, aiutando la ragione, mi sono messo: ve la raccomando, e vi priego che piú sopra di lei non troviate cagioni che facciano ingiustamente la morte parere giusta, sí come ora faceste; però che la veritá pur si conosce infine, e degna infamia ve ne cresce: e appresso, quando la morte di costei, la quale innocente e giusta da tutti è conosciuta, è da voi piú che da alcuno altro cercata, insieme quella di