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158 | il filocolo |
sí tosto come Massamutino tacque, ogni gente cominciò a gridare: Muoia, muoia!». E Marte, che udite aveva queste cose, con alta voce, non essendo da alcuno veduto se non da Florio, disse: «Sia questa l’ultima ora della sua vita; gittalo in quel foco dov’egli fatto avea giudicare Biancofiore, acciò che la giustizia per noi non patisca difetto. Di cosí fatti uomini niuna pietá si vole avere». Florio, udita questa voce, ripreselo per la barba e gittollo nel presente fuoco. Quivi con grandissime grida e con grave doglia finí il siniscalco miseramente la sua vita ardendo.
Fu da molti la novella portata con lieto viso al re Felice della morte del siniscalco e della liberazione di Biancofiore: e chi la vi portò credendolo rallegrare, e chi per lo contrario, narrandogli molti per ordine ciò che stato era nel campo tra’ due cavalieri, e ancora il miracolo della vermiglia luce, e ciò che confessato aveva il siniscalco inanzi la sua morte. Il re in atto fece vista di maravigliarsene molto, ma gravosa e noiosa senza comparazione gli era all’animo tal novella; ma per non iscoprire ciò che infino a quell’ora aveva con fermo viso tenuto celato, con atto lieto si mostrò contento di ciò che avvenuto era, e cosí disse: «In veritá, che a me molto è a grado che Biancofiore sia da tal pericolo scampata, poi che colpevole non era; però che io l’amo quanto cara figliuola, avvegna che assai mi duole della morte del mio siniscalco, il quale io infino a qui per leale uomo e valoroso aveva tenuto; ma poi che tanta malvagitá occultamente in lui regnava, alquanto mi contento che a tal fine sia pervenuto. E s’io voglio ben considerare tutto ciò che da voi m’è stato detto, io veggo manifestamente me essere molto tenuto a’ nostri iddii; e similmente conosco me da loro molto essere amato, veggendo che essi inver di me tanta benevolenza dimostrano, che essi non soffrano che nella mia corte alcuna iniqua cosa senza punizione si faccia, per la quale la mia eterna fama potesse da alcuno ragionevolmente essere contaminata».
Avendo Florio gittato il siniscalco nell’ardenti fiamme,