Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/159


libro secondo 155

si movesse, ma una celestiale folgore. Egli nella sua mossa fece tutto il campo risonare e fremire, e giungendo sopra il siniscalco, sí forte con la sua lancia il ferí nella gola, che quella ruppe, e lui miseramente abbatté nel campo sopra la nuova erbetta, passando avanti. E appena aveva ancora il colpo fornito, quando i sergenti, veggendo la gente attenta piú a riguardar loro che Biancofiore, s’accostarono per voler prendere lei, e farne quello che il siniscalco avea comandato. Ma Marte, che di ciò si accorse, sfavillando corse in quella parte, e lei nella sua luce nascose, faccendo loro impauriti tutti di quindi fuggire. Il romore fu sí grande nel campo per la caduta del siniscalco, che lui stordito fece risentire: il quale ritrovandosi in terra ancora con la sua lancia in mano, senza avere ferito, e riguardandosi intorno, e vedendo il nemico suo a cavallo tornare verso di lui, tutto isbigottí, dicendo: «Oimè, or con chi combatto io? Quegli non mi pare uomo: voglio io provare le forze mie con gl’iddii? Giá mi manifestò il core stamani, incontanente ch’io vidi la vermiglia luce, che quello era segno di soccorso divino a Biancofiore. Io veggio costui che d’iniquitá o d’altro arde tutto nel primo aringo: or che fará egli quando piú sará riscaldato nella battaglia? Se egli è iddio, non gli potrò resistere; s’egli è uomo, troppo mi sará duro alla sua fierezza contrastare. Volentieri vorrei di tale impresa esser digiuno; ma piú non posso». E cosí dicendo, prestamente si dirizzò, e volontieri si saria partito se potuto avesse; e, traendo fuori la spada, disse: «Facciano di me gl’iddii quello che loro piace: io pur proverò se egli è cosí fiero con la spada in mano come con la pungente lancia, avanti che io, senza aver bagnata la terra del mio sangue, mi voglia vituperosamente chiamare vinto». In quella Florio si appressò a lui e disse: «Cavaliere, certo mala prova ci fa il tuo orgoglio, e giá del primo assalto stai male. Disse il siniscalco: «Niente starei peggio di te s’io fossi a cavallo; ma giá questo vantaggio non avrai tu da me». E questo dicendo, subitamente alzò la spada per ferir Florio sopra la testa, ma il colpo fu corto, e discese sopra il collo del buon cavallo, al