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libro secondo 149

tenziata l’aveano, trovandosi ivi presenti, udite le parole di Florio, comandarono che piú avanti non si procedesse, infino a tanto che ’l cavaliere non avesse il suo intendimento provato. Ma il siniscalco, che dentro di rabbiosa ira tutto si rodea, veggendo che Biancofiore aveva aiuto, e che di consentimento di tutti all’opera si dava indugio, e che il cavaliere si vituperose parole aveva dette di lui, incominciò a bestemmiare quella deitá che avuto aveva potere d’indugiare tanto la morte di Biancofiore, e che per inanzi se ne inframettesse in non lasciarla morire; e cosí bestemmiando si trasse avanti, e disse: «Il cavaliere mente per la gola di tutto ciò che ha detto; ché Biancofiore deve ragionevolmente morire, e cosí morrá ella in dispetto di lui e di Florio, per cui richiamata s’è, e di qualunque iddio la volesse aiutare». E detto questo, comandò a’ sergenti che incontanente la mettessero nel foco, e lasciassero dire al cavaliere: che, se difender la voleva, fosse venuto avanti che la sentenza fosse data, ché omai non si puote ella tornare indietro per cosa che alcuno dica. Florio si volse subito a’ sergenti, dicendo: «Niuno di voi la tocchi per quanto la vita gli è cara: lasciate abbaiare questo cane quanto egli vuole; e se egli disidera di farla morire, venga avanti a toccarla». Allora Massamutino, enfiato e pieno di mal talento, spronò il cavallo adosso a Florio, e disse: «Villan cavaliere, chi se’ tu che si contrari’ la nostra potenza con sí oltraggiose parole? Poco che tu parli piú avanti, io ti farò prendere e ardere con lei insieme. Via, levati di qua incontanente». Florio, non potendo piú sostenere, alzò la mano, e diegli sí gran pugno in su la testa, che quasi cadere lo fece sopra l’arcione della sella tutto stordito; e questo fatto, dirizzatosi sopra il destriere, e accostatosi a lui, preso l’avea sotto le braccia per gittarlo dentro l’acceso foco; ma molti furono gli aiutatori, quasi piú per iscusa di loro che per buona volontá, i quali se stati non fossero, finita era quivi la rabbia del siniscalco. Ma trovandosi egli da Florio libero, voltate le redini del corrente destriere, avacciandosi, n’andò al real palagio; e venuto nella presenza del re, vi trovò alcuni, mandati da’ nobili uomini