Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/148

144 il filocolo

la mia guida. Non dubitare, fatti sicuro, e te’ questo arco con questa saetta: niuno tuo nemico ti sará si lontano, che con questa non l’aggiunga, solamente che tu il vegga: folle è chi l’aspetta, ardito chi la saetta, e iddio è chi la fabbrica; però tieni caro l’uno e l’altra, acciò che donandoli non te n’avvenisse come alla misera Procris, la quale molto piú lunga vita aspettava, se guardata avesse la saetta che donò a Cefalo. E quella spada, che la mia carissima amica ti recò, non dispregiare, perché niuna arma è, fuori che le nostre, che a’ suoi colpi possa resistere. L’ora si appressa che noi dobbiamo cavalcare; chiama il tuo compagno, e andiamo.»

Di questo cavaliere si maravigliò molto Florio, però che oltre alla misura degli uomini grandissimo il vedea, ferocissimo nel viso, e tutto rosso, con una grandissima barba, e sí lucente, che appena poteva sostener di mirarlo. Ma udite le sue parole, rallegratosi molto di tale aiuto, quale era il suo, bassatosi in terra, gli s’inginocchiò davanti, dicendo: «O sommo iddio, sempre sia il tuo valore esaltato, sí come è degno; quanto per me si può, tanto piú ti ringrazio del caro e buono arco che donato m’hai, e della tua compagnia, la quale a me indegno t’è piaciuto di fare in questa necessitá. Perché io ti priego che tu, come promesso hai, cosí al mio aiuto sia avvisato in non abbandonarmi, acciò che io, tornando a Montorio con l’acquistata vittoria, le mie armi nel tuo santissimo tempio divotamente doni. E questo detto, si dirizzò in piè, e chiamato Ascalione, disse: «Cavalchiamo, che tempo è, e a me pare giá vedere empiere il tristo luogo di molta gente, e parmi vedere l’accese fiamme risplendere in mezzo di loro». Ascalione senza indugio si levò, e vide che egli dicea il vero. Allora messisi gli elmi, e presi gli scudi e le lance, montarono a cavallo seguendo Marte, che avanti a loro cavalcava, verso quella parte dove Biancofiore doveva essere menata. Ascalione, che a Florio vedeva portare il forte arco, disse: «O Florio, chi t’ha donato quest’arco, poi che noi venimmo qui?». «Certo» rispose Florio, «l’alto duca delle battaglie, che qui davanti a noi cavalca; poco fa, dormendo io, mi chiamò,