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libro secondo 143

odiarti? E s’ella morisse, potendola tu aiutare, gran vergogna ti sarebbe, e veramente mai piú viver lieto non dovresti. Dunque levati su, non vinca il sonno la debita sollecitudine, però che mai nullo pigro guadagnerá graziosi doni.

Nel piccolo spazio che Florio quivi addormentato stette, gli fu la fortuna molto graziosa, perché a lui pareva, cosí dormendo, con le sue forze avere giá liberata Biancofiore d’ogni pericolo, e con lei essere in un piacevole giardino, pieno d’erbe e di fiori e di varii frutti copioso, allato a una chiara fontana coperta e circuita di giovanetti arbuscelli, in maniera che appena i chiari raggi del sole vi potevano trapassare. E quivi gli pareva con lei sedere con due strumenti in mano sonando e cantando amorosi versi, e insieme fare allegra festa, talora recitando i loro fortunosi casi, e talora disiderosamente gli pareva abbracciar lei, e che ella abbracciasse lui, e dessersi amorosi baci. E giá non lo allegrava tanto la gioiosa festa, quanto il parergli d’averla tratta di tanto pericolo, in quanto ella medesima nel sogno gli aveva narrato ch’era stata. E cosí Florio, che dormendo disiderava di non dormire, si stava, quando il giorno cominciò alquanto a rischiarare. Allora l’altissimo prencipe delle battaglie, sollecitato dalla sua amica, discese dal suo cielo, e sopra un rosso cavallo, armato quanto alcun cavaliere fosse mai, sopraggiunse a costoro; e ismontato da cavallo, prese per lo braccio Florio, che ancora dormiva, e disse: «Ah, cavaliere, leva su, non dormire: non vedi colui, il cui figliuolo seppe si mal guidare l’ardente carro della luce, che ancora si pare nelle nostre regioni, che giá co’ suoi raggi ha cacciate le stelle?». Allora Florio, tutto stupefatto, subitamente si dirizzò in piè guardando dattorno, e forte si maravigliò, quando vide il cavaliere, che chiamato l’avea, che della rossa luce di che era coperto tutto pareva che ardesse, e disse: «Cavaliere, chi siete voi che queste parole mi dite e che m’avete il dolce sonno rotto?». «Io sono guidatore e maestro delle celestiali armi» rispose Marte, «e insieme sono in cielo iddio con gli altri, e sono qui venuto al tuo soccorso, però che novello cavaliere se’ tu entrato sotto