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132 il filocolo

tante belle giovani, quante ho inteso che costá sono, scalze dintorno alle fresche fontane, e talora sopra i verdi prati, coronate di diverse frondi cantare e fare maravigliose feste, non lasciasse il primo obbietto pigliandone un secondo? E se tu non m’hai dimenticata, perché non mi soccorri? Chissá s’io dopo questa prigione avrò peggio? Chissá se io di fame ci sarò lasciata morire dentro, o se di me fia fatta altra cosa? Oimè, se ora io morissi, come faresti tu? Io per me mi curerei poco di morire, se io solamente una volta veder ti potessi avanti, e se io non credessi che a te fosse il mio morire gravoso a sostenere. Oimè, che io credo che se tu sapessi che io fossi qui, la mia liberazione sarebbe incontanente. E se io potessi questo in alcun modo farti sentire, ben lo farei; ma io non posso. Oimè, dove sono ora tanti amici tuoi, a’ quali soleva di me per amor di te calere, quando tu c’eri? Non ce n’ha egli alcuno che tel venisse a dire? Io credo di no: però che gli amici della prosperitá, insieme con essa sono fuggiti. Ma l’anello ch’io ti donai ha egli perduta la virtú? Io credo di sí, però che alle mie avversitá niuna speranza è lasciata. O santa Venere, al cui servigio l’animo mio è tutto disposto, per la tua somma deita non mi abbandonare, e per quello amore che tu portasti al tuo dolce Adone, aiutami. Io sono giovane, usata nelle reali case, dove io nacqui, con molte compagne continuamente stata: ora non so perché io sia sí vilmente rinchiusa sola. La paura mi confonde. A me pare che quante ombre vanno per la nera cittá di Dite, tutte si parino davanti agli occhi miei, con terribili e spaventevoli atti. Mandami alcuno de’ tuoi santi raggi in compagnia; e, in brieve, della mia vita adopera quello che tu meglio di me conosci che bisogna, ché tu vedi bene che io aiutar non mi posso». Non aveva ancora Biancofiore compiuto di dire queste parole, che nella prigione subitamente apparve una gran luce e maravigliosa, dentro alla quale Venere ignuda, fuor solamente involta in uno porporino velo, coronata d’alloro, con un ramo delle frondi di Pallade in mano, dimorava. La quale, quivi giunta, subitamente disse: «O bella giovane, non ti