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libro secondo 131

sempre onorai, né mai rubando né spogliando i santi templi né gli altari degl’iddii commisi sacrilegio, né mai si tinsero le mie mani né l’altrui per me d’alcun sangue: dunque perché questo m’è fatto? Oimè, iniqua fortuna, maladetta sia tu! Or non ti potevi chiamare sazia delle mie avversitá, pensando che divisa m’avevi da quella cosa nella quale ogni mia prosperitá e allegrezza dimorava, senza volermi ancora fare questa vergogna d’essere ora messa in prigione senza averlo io meritato? Deh, se tu avevi volontá di nuocermi, perché avanti non mi uccidevi? Ma credo che conoscevi che la morte mi sarebbe stata somma felicitá, però che ella i miei sospiri avrebbe terminati. Stiano adunque i miseri sicuri contro a’ tagli delle spade, e contro alle punte delle acute lance, infino a tanto che il cielo avrá volto il loro tempo, però che fortunoso caso di vita non li priverebbe. Oimè, or tu mi ti mostrasti poco avanti cosí lieta, faccendomi piú degna che alcun’altra giovane della real casa di portare il santo pavone alla mensa, dove il re sedeva, accompagnato da quelli baroni, i quali tutti in mio onore e servigio si vantarono! È questa la fine che tu vuoi a’ loro vanti porre? Oimè, com’è laida e vituperevole! Oimè, come tosto hai mutato viso a mio dannaggio! Maladetto sia il giorno del mio nascimento! Io fui cagione di forzata morte al mio padre e alla mia madre, i quali io giá mai non vidi, e ora non so come la mi pare avere a me meritata. Oimè, che gl’iddii e ’l mondo m’hanno abbandonata, e massimamente tu, o Florio, in cui solo io portava speranza! Deh, dove se’ tu ora, o che fai tu? Forse pensi che il tuo padre m’acconci per mandarmiti a te, però che dimandata me gli hai, e io sto in prigione piena di varie sollecitudini, e non so per che né a che fine, né se il tuo padre intende di farmi morire! Deh, or non t’è egli la mia avversitá palese? Non riguardi tu il caro anello da me ricevuto, il quale apertamente la ti significherebbe? Oimè, ch’io dubito che tu piú nol riguardi, come cosa la qual credo che poco cara ti sia! Immantanente imagino che tu m’abbia dimenticata! E chi sarebbe quel giovane sí costante e tanto innamorato, che veggendo