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libro primo | 9 |
lazione, se quello è vero: che a’ miseri sia sollazzo d’avere compagni nelle avversitá; e similmente ve ne seguirá speranza di guiderdone, la quale non verrá senza alleggiamento di pena. E voi giovinette amorose, le quali ne’ vostri petti dilicati portate l’ardenti fiamme d’amore piú occulte, porgete li vostri orecchi con non mutabile intendimento a’ nuovi versi: i quali non vi porgeranno i crudeli incendimenti dell’antica Troia, né le sanguinose battaglie di Farsaglia, le quali nell’animo alcuna durezza vi rechino; ma udirete i pietosi avvenimenti dell’innamorato Florio e della sua Biancofiore, i quali vi fiano graziosi molto. E, udendogli, potrete sapere quanto ad Amore sia in piacere il fare un giovane solo signore della sua mente, senza porgere a molti vano intendimento, perciò che molte volte si perde l’un per l’altro, e suolsi dire: ‘chi due lepri caccia, talvolta piglia l’una e spesso niuna’. Dunque apprendete ad amare un solo, il quale ami voi perfettamente, sí come fece la savia giovane, la quale per lunga sofferenza Amore recò al disiato fine. E se le presenti cose a voi giovani e donzelle generano ne’ vostri animi alcun frutto e diletto, non siate ingrati di porgere divote laudi a Giove e al nuovo autore.
Quello eccelso e inestimabile prencipe sommo Giove, il quale, degno de’ celestiali regni posseditore, tiene l’imperiale corona e lo scettro, per la sua ineffabile provvidenza avendo a sé fatti molti cari fratelli e compagni a possedere il suo regno, e conoscendo l’iniquo disio di Pluto, il quale piú grazioso e maggiore degli altri aveva creato, che giá pensava di volere dominio maggiore che a lui non si conveniva; per la qual cosa Giove da sé il divise, e in sua parte a lui e a’ suoi seguaci diede i tenebrosi regni di Dite, circondati dalle stigie paludi, e loro eterno esilio assegnò dal suo lieto regno; e provvide di nuove generazioni volere riempiere l’abbandonate sedie, e con le proprie mani formò Prometeo, al quale fece dono di cara e nobile compagnia. Questo veggendo Pluto, dolente che strana plebe fosse apparecchiata per andare ad abitare il suo natal sito, del quale egli per suo difetto era stato cacciato, imaginò di far sí, che le nuove creature da quella