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libro secondo 123

me ne loderanno, avvegna che io sí segretamente l’intenda fare, che alcuno nol saprá giá mai. E se pur si sapesse e parlassesene, il robusto cerro cura poco i sottili zeffiri, e il giovane pioppo non può resistere a’ veloci aquiloni. Faccia l’uomo in prima suo dovere, e poi parli chi voglia. E senza dubbio del corruccio del mio padre io mi curo poco, ché d’uomo di cosí vile animo come il sento, che si è posto a volere con falsitá vendicare le sue ire sopra una giovane donzella innocente, sua benivolenza e amistá si deve poco curare, e in grande grazia mi terrei dagl’iddii che egli mi uscisse davanti a contradire la salute di Biancofiore, però che io con quel braccio, col quale ancora, se e’ fosse quell’uomo ch’esser dovrebbe, il dovrei sostenere, gli lievi la vita mandandolo ai fiumi d’Acheronte, ove la sua crudeltá avrebbe luogo: vecchio iniquissimo ch’egli è, che nell’ultima parte de’ suoi giorni, alla quale quando gli altri che sono stati in giovinezza malvagi pervengono, si sogliano con bene operare riconciliare agl’iddii, incomincia a divenire crudele e a fare opere ingiuste. E di ciò che piacere o dispiacer io gliene faccia, mai della mia mente non si partirá Biancofiore, né altra donna avrò giá mai: né mi parra grave il peso dell’armi in servigio di lei. E certo Achille non aveva molto piú tempo ch’io abbia ora, quando egli abbandonando i veli insieme con Deidamia, venne armato a sostenere i gravi colpi d’Ettore fortissimo combattitore. Né Eurialo era di tanto tempo di quanto io sono, quando sotto l’armi incominciò a seguire gli ammaestramenti di Niso. Io sono giovane di buona etá, volonteroso alle nuove cose, e innamorato e difenditore della ragione, ed èmmi stato promesso vittoria dagl’iddii, e veggio la fortuna disposta a recarmi a grandi cose, la quale noi preghiamo tutto tempo che nel piú alto loco della sua rota ci ponga. Ora poi che ella con benigno viso mi porge gli addimandati doni, follia sarebbe a rifiutarli, ché l’uomo non sa quando piú a tal punto ritorni. Io m’abbandonerò a prendergli ora che mi par tempo, e salirò sopra la sua rota, e quivi, senza insuperbire, quanto mi potrò in alto mantenere,