«Oimè, dolce figliuol mio» disse Ascalione, «che è questo che di tu di voler fare? Per cui vuoi tu mettere la tua vita in avventura? Deh, pensa che la tua giovane etá ancora è impossibile a queste cose, e massimamente a sostenere l’affanno delle gravanti armi. Deh, riguarda la tua vita in servigio di noi, che per signore t’aspettiamo, e lascia andare i popolareschi uomini a’ fati. Tu vuogli combattere per Biancofiore, la quale è femina di piccola condizione, figliuola d’una romana giovane, la quale, essendole stato ucciso il suo marito, per serva fu donata alla tua madre. Ma tu forse guardi al grande onore che ’l tuo padre l’ha fatto per adietro, e quinci credi forse ch’ella sia nobilissima giovane: tu se’ ingannato, però che questo non le fu fatto se non per essere ella stata tua compagna nel nascimento. Non è convenevole a te amare femina di sí piccola condizione; e però la lascia andare e compiere i doveri della giustizia, e poi che ella ha fatta l’offesa, lasciala punire. Non ti recare nella mente sí fatte cose, né dar fidanza a’ sogni, i quali o per poco o per soverchio mangiare, o per imaginazione avuta davanti d’una cosa, sogliono le piú volte avvenire, né mai però se ne vide uno vero; e se pur fai quello che proposto t’hai, nullo fia che non te ne tenga poco savio, e al tuo padre darai materia di corrucciarsi e d’infiammarsi piú contra lei: onde lascia stare questa impresa, io te ne priego». Allora Florio con turbato viso riguardandolo nella faccia, disse: «Ah, villano cavaliere, e isconoscente e malvagio, qual cagione lecita o ancora verisimile vi muove a biasimar Biancofiore, e chiamarla figliuola di serva? Non v’ho io piú volte udito raccontare che il padre di Biancofiore fu nobilissimo uomo di Roma, e d’altissimo sangue disceso? Certo sí. E quando questo non fosse vero, natura non formò mai sí nobile creatura com’ella: e però che non le ricchezze, o il nascere de’ possenti e valorosi uomini, fanno l’uomo e la femina gentile, ma l’animo virtuoso con le operazioni buone, essa per la sua virtú si confarebbe a maggior prencipe che io non sarò mai. E posto che di quello che io intendo di fare, la vil gente ne parli men che bene, i valorosi