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libro secondo 119

la virtú di esso, piangendo il riguardò dicendo: «Questo fia infallibile testimonio della veritá»; e riguardandolo, il vide turbatissimo e senza alcuna chiarezza. Allora cominciò Florio il piú doloroso pianto che mai udito o veduto fosse, mescolato con molte angosciose voci, dicendo: «O dolce speranza mia, per la quale infino a qui mi sono contentato di vivere in doglia e in tormento, sperando di rivederti in quella allegrezza e festa che io giá molte volte ti vidi, quale avversitá ti si volge ora al presente sopra? Or non bastava alla invidiosa fortuna d’averci dati tanti affannosi sospiri allontanandoci, se ella ancora con mortal sentenza non ci vuole dividere, e porgerei maggiore angoscia? Oimè, or chi è colui che cerca falsamente di volerti levare la vita, e a me insiememente? E chi è quegli che ti fa ingiustamente nocente il mio vecchio padre? Oimè, or cred’egli far morire te senza me? Vano pensiero l’inganna. Oimè, è questa la festa ch’io soleva in tal giorno avere teco? Ahi, dolorosa la vita mia, da quante tribolazioni è circondata! Certo, cara giovane, niuno a mio potere ti torrá la vita: o questa spada la racquisterá a te e a me come promesso m’è stato, tenendola io nelle mie mani combattendo, o ella si bagnerá nel mio core cacciandovela io, o io diverrò cenere teco in uno medesimo foco, sí come Capaneo con la sua amante donna divenne a piè di Tebe». E dicendo Florio queste parole piangendo, il duca, che dalla dolente festa tornava, venne; il quale come Florio il sentí, celando il nuovo dolore, nel viso allegrezza mostrando, e andandogli incontro lietamente nelle sue braccia il ricevette, faccendosi festa insieme, però che di perfetto amore s’amavano; e come essi insieme furono nella sala montati, Florio dimandò il duca se la festa era stata bella e se egli aveva veduto Biancofiore. E duca rispose che la festa era stata bella e grande, e che niuna cosa v’era fallata, fuor solamente che la sua presenza; e tutto per ordine gli narrò ciò che fatto vi s’era, e de’ vanti che dati s’avevano al pavone che Biancofiore avea portato. Ma ben si guardò di non dire l’ultima cosa che avvenuta v’era, cioè dell’avvelenato pavone, per lo quale Biancofiore doveva morire, per tema che